domenica 29 agosto 2010

Ognuno ha quel che si medita

E proprio mentre dal pulpito dell'onnipotenza (il berlusconismo è contagioso sul gheddafismo o viceversa?) il noto Gheddafi pur con pacatezza invita tutta l'Europa a convertirsi all'islam vorrei condividere con voi alcune perle di saggezza dello stimatissimo Piergiorgio Odifreddi, intervistato di recente da Claudio Sabelli Fioretti.
A margine della cosa va comunque annotato come all'incontro con Gheddafi all'Accademia Libica siano state messe a disposizione (pare senza esser remunerate...) qualcosa come 500 bonazz..ehm, ragazze di varia foggia e taglia appartenenti alla categoria hostess, non quelle delle compagnie aeree ovviamente. Visto l'indice intellettuale ed intellettivo medio di queste fanciulle senza per questo dover ricorrere ai trucchi da pupe con Papi è facile capire come queste siano tutte gridolini e sorrisini sfoggiando la loro copia del Corano. Addirittura le agenzie battono che due di loro si siano convertite immediatamente. Lo chador glielo da' direttamente il colonnello? A quali giochini erotico sessuali mirano i due leader del Viagra?


http://www.unita.it/news/italia/102884/due_amazzoni_e_ragazze_per_gheddafi

Ma veniamo al punto. Ecco qualche riga estratta più o meno a caso dalle ironiche, sagaci e divertenti massime di PG!

Toglierei i finanziamenti alla Chiesa. Sai che il Vaticano possiede un quinto del patrimonio immobiliare italiano? Una casa su quattro a Roma è del Vaticano.
Ricomincerei dalla breccia di Porta Pia. Rimanderei il Papa a Gerusalemme. E' da lì che viene, quello è il posto suo. Bisogna liberarsi del fardello vaticano. Ma farei di più.
Tempo fa il Papa è andato a Genova sull'elicottero dell'aeronautica militare. Ma per quale motivo l'aeronautica militare deve destinare un elicottero al trasporto del Papa? Chi paga? Se ne stia a casa sua. Sai che quando il Papa va all'estero il volo di andata è sempre offerto dall'Alitalia, che usa un intero aereo per lui ed i giornalisti al seguito? Basta soldi statali al Papa. Chi vuole il Papa finanzi il Papa.
Non confondiamo religiosità con spiritualità. La religiosità è credere nelle stupidaggini, nelle superstizioni, nell'incarnazione del figlio di Dio da una donna vergine che viene fecondata dallo Spirit Santo. Sciocchezze. Quando noi leggiamo nei classici di letteratura religiosa di altre civiltà, ci appaiono chiaramente come stupidaggini. Se tu leggi il Mahabharata, per esempio, o le storie del Ramayana, dici subito: "Stupidaggini". E ti stupisci che ci sia qualcuno in India che crede a quelle cose. La spiritualità è sapere che sei inserito in una realtà che ti sovrasta, che c'è un ordine, una legge.

A quelli che lo accusano di non prendersela più di tanto con l'Islam e di bersagliare invece continuamente il cristianesimo o i cattolici risponde:


(...)hanno la fissazione per l'Islam perché credono che in fondo sia un'alternativa e un pericolo per il cristianesimo. L'islam mi tocca meno da vicino, lo conosco meno. In Italia non ci sono degli imam che si beccano l'otto per mille. Non ci sono gli imam che pretendono l'ora di religione nelle scuole. Non c'è un concordato con l'Islam (...). Nel frattempo posso dire che la Bibbia è una truffa mentre il Corano non lo è. La bibbia si presenta come un libro di storia. Il Corano si presenta come un libro letterario-poetico. I preti criticano Dan Brown. Dicono "Il 'Codice da Vinci' è un romanzo, ma la gente lo prende come una cosa seria". E' vero. Ma loro fanno la stessa cosa con la Bibbia.
Il Papa e i suoi seguaci continuano a condannare i comportamente "contro-natura". Ma è proprio essere contro natura che ci fa diventare umani. La società ideale è esattamente il contrario di quello che c'è in natura, dove i più forti prevaricano i deboli, i più adatti fregano i meno adatti.
Quando ci fu lo tsunami i preti hanno detto: "Questa è la prova dell'abbraccio di Dio, che ce l'ha mandato perché ci vuole bene". Perversioni. Arrampicate sui vetri di gente che non sa spiegare l'esistenza del male. Come si fa a dire che il mondo è stato fatto da un essere buono, amorevole, caritatevole, quando sulla Terra, nelle specie animali e vegetali, regna l'ingiustizia?
Cacciari sostiene che bisogna leggere e studiare la Bibbia perché è fondamentale per capire la nostra civiltà. Anche l'astrologia è stata fondamentale. Vogliamo studiare astrologia? E poi non vedo il motivo per cui, se vogliamo studiare il fascismo, cosa che evidentemente dobbiamo fare, dobbiamo farcelo insegnare da professori fascisti (...) Il fascismo lo insegnano nelle scuole i professori di storia senza che debbano avere il beneplacito dei fascisti, che ancora esistono. Con la religione si fa così. Ce la insegnano i preti.
Se dovessi convincere qualcuno a diventare ateo gli direi di leggere la Bibbia.
Dove la più grossa sciocchezza è Dio stesso. Un dico che dovrebbe essere il Dio di tutti. E invece è parziale, perfido, tifoso di un unico popolo. Gli altri popoli li distrugge, li molesta. Non il Dio dell'amore ma dell'odio.
La maggioranza degli uomini religiosi pensa che qualunque altra religione sia falsa. Quindi ogni religione è considerata falsa dalla maggioranza dei credenti delle altre religioni. Quindi, democraticamente, sono tutte false.
Io non ce l'ho con chi ha una cultura umanistica. Non credo che studiare il greco sia inutile. Però noto che chi non sa il greco viene considerato ignorante, mentre chi non sa la matematica, be', quello è normale, son cose tecniche.
Quando dico che non credo in Dio, dico che non credo nel dio scimmia Hanuman dell'induismo, nelle dieci reincarnazioni di Visnù, dalla tartaruga fino al cavallo bianco. E quindi non credo nemmeno in Gesù Cristo, perché come le altre è un'immagine mitologica, creata dalla letteratura fantastica. (...) Di che cosa ho bisogno per dire che Gesù Cristo non esiste? Della stessa cosa che mi serve per dire che Krishna non esiste. Per gli occidentali è evidente che Krishna non esiste.
Io credo che Gesù Cristo non sia proprio esistito, storicamente. Te ne rendi conto leggendo i Vangeli. Esistevano tre ispirazioni per Gesù: un gruppo di persone "predicatori di saggezza" ha dato vita al Gesù delle massime, degli aforismi; un gruppo, più numeroso, di ciarlatani, maghi, pasticcioni, ha dato vita al Gesù dei miracoli. Poi c'era un gruppo altrettanto numeroso di sobillatori politici. Il Gesù del sociale. A questi tre Gesù gli evangelisti si sono ispirati per scrivere i loro romanzi.
Si crede ai misteri perché si pensa di sapere tutto il resto. Uno dice: "Ormai sappiamo tutto ma questo non lo sappiamo. Del sangue di San Gennaro non sappiamo"

In questo ragionamento Non funziona l'assunto di base. La scienza è piena di misteri. Non sappiamo come mai le particelle elementari allo stesso tempo sono onde. Tu studi la fisica, la chimica, la biologia, ti accorgi di quanti misteri ci sono dentro. Altro che Fatima.
Nei buchi del sapere la gente inserisce Dio...
Ma poi i buchi si tappano e Dio che fine fa?


Per gli approfondimenti comprate il libro "Perché Dio non esiste", Aliberti Editore. Non credo di violare alcun copyright (ci tengo a precisare che nel libro non esiste citaziona alcuna al divieto di riproduzione) perché, pur con altre parole, queste affermazioni sono state riportate anche in altri siti quali http://www.melba.it/csf/articolo.asp?articolo=367

venerdì 27 agosto 2010

L'Aquila muore. L'Aquila è morta


"L'Aquila è morta".
Queste le parole dette ai fidi centurioni quell'infausto giorno di marzo del 44 pev in occasione dell'assassinio di Giulio Cesare.

Il 19 scorso ho fatto un altro giro in moto e sono ancora una volta passato per l'Aquila. Stavolta senza perdermi come accadde a luglio a causa di strade principali chiuse per..emergenza!

Proveniendo dall'Aquila Est lungo la statale 80 e poi sulla 17 ovest che attraversa la città si superano le rotonde nuove di zecca allestite con tanto di mosaico a pietre grosse a rappresentare questo o quel simbolo (effetto G8 ovviamente, con buona pace degli isolani de La Maddalena) e si entra in città diretti su via XX settembre, quella de "La casa dello studente"...

Su in salita fino all'incrocio con la strada che fiancheggia i giardini di via Crispi e ridiscende verso la parte est della città.

Sono meno di 2 km e bastano per metterti i brividi addosso. Brividi uniti a quel nodo alla gola che ti assale quando una forte emozione si mischia ad una forte rabbia. La strada passa accanto al tristemente noto edificio de "La casa dello studente" dicevo: non lo sapevo e quello che ha attratto in quel punto la mia attenzione sono state le foto dei ragazzi morti quella notte sotto le macerie di una palazzina che non doveva crollare, quella così come tante altre. La sola vista di quella fetta rettangolare mancante nella pianta complessiva della palazzina a cui ancora si affacciano fin l'ultimo piano, porte, ballatoi, vani scala, riquadri di stanze e vite spezzate, da' il capogiro.

La strada, tristemente animata da una sorta di macabro turismo della maceria, forse inconsciamente me compreso, con gente che ci cammina e fa foto, che si sofferma a vedere i danni insieme al traffico cittadino di un giovedì pomeriggio d'agosto, nonostante l'assolata giornata da' i brividi.

Per tutta la sua lunghezza è completamente transennata su entrambi i lati: barriere alte quasi tre metri in rete d'acciao a maglia molto larga, che impediscono il passaggio di incauti pedoni sui marciapiedi; e già, cadono ogni tanto pezzi vari o possono farlo. Le palazzine, da apparentemente robusti condomini in strutture in cemento armato degli anni 60 e 70, a case forse più vecchie di un paio di decenni, sono altrettanto apparentemente sane. Ma osservate senza bisogno di gran dettagli a vista d'occhio appaiono tamponature assenti, intonaci scoppiati a mostrare tramezzi di foratini scomposti, fessure e crepe anche massicce in corrispondenza di luci di finestre, balconi semicaduti, pilastri crepati e via così fino a pilastri di base apparentemente a posto ma a cavallo di serrande di garage o negozi deformate e lesionate. INAGIBILE. E' la terribile parola per chi ha avuto vita lì dentro fino a quella notte. E sotto, lungo la strada, vetrine di esercizi commerciali, da banche a tabaccherie od umili tutto a 1 € definitivamente abbandonati.
Il motivo conduttore macabro che accompagna la vista è che quelle palazzine, quei palazzotti, quella case così come sembrano esser fatte non dovevano crollare, non avrebbero dovuto nemmeno lesionarsi!

E quelle palazzine con i fantasmi delle migliaia di famiglie che le hanno vissute sono lì, in piedi ma lesionate al punto che nessuno oserà mai anche solo pensare che forse si possono restaurare. Certo non sono mica la basilica di Colle Maggio o lo storico palazzo del comune!

E guai a gettare l'occhio nelle traverse che si arrampicano verso la sommità della città, verso il centro: lo spettacolo è ancora più desolante.

Ed in quei pochi minuti impiegati a percorrere quella strada pensavo a come potrebbe essere ricostruita una città nell'interezza del suo cuore centrale, non solo inteso come centro storico, come patrimonio artistico ma patrimonio umano da esso stesso generato ed alimentato. Quando un terremoto danneggia un piccolo centro lo si ricostruisce, non vale la pena stare a sistemare quando si fa prima a demolire del tutto. E' una questione di economia, terribile ma spietata.

Ma si può demolire una città? E quanto costerebbe ripristinarla? Che rapporto tra il valore che aveva e il valore che potrebbe avere risanandola e portandola a nuova vita?Come poterlo fare? Con quali mezzi?

E soprattutto con quali soldi? Chi si assume l'onere economico di un simile scempio?

E allora l'Aquila muore. L'Aquila è morta.
Ma contemporaneamente pensavo, di ritorno dal mio terzo viaggio in Germania, che all'alba della fine della seconda guerra mondiale, praticamente tutte le città grandi e piccole di quel paese andavano da stati quali quello del "completamente rasa al suolo" a situazioni via via meno gravi ma pur sempre drammatiche.

Eppure i tedeschi, sia all'est dominato dai russi od all'ovest sotto il controllo di americani, inglesi o francesi, si sono rimboccati le maniche e mattone per mattone, raccogliendoli dalle macerie, confrontando documenti storici, cartoline, vecchie foto e le testimonianze dei sopravvissuti, sono stati capaci di ricostruire i centri delle città esattamente com'erano prima.

A Berlino pochi mesi dopo l'aprile del 45 già circolava il primo tram, a Dresda, inutile scempio esperimento di "tempesta di fuoco" completamente devastata dal bombardamento e dall'incendio, il popolo delle macerie in due mesi aveva liberato la città ed iniziata la ricostruzione e due mesi dopo c'era già l'acqua corrente ovunque. E così Francoforte, Amburgo, Norimberga, Colonia, Stoccarda, grandi città ma anche Heidelberg, Lipsia, Ulm o Lubecca, città più piccole.

Non scrivo questo per dire che c'è sempre speranza ma proprio per distinguere, ancora una volta, che non siamo tedeschi e non sono tedeschi neanche i nostri governi il cui attuale premier, come noto a molti ma i cui tutti sono ciechi e sordi, ha soltanto saputo cavalcare l'occasione elettorale, pittare di bianco a calcina qualche muro come si faceva in Puglia sotto gli Angioini dopo una pestilenza e poi andarsene sfregandosi le mani perché qualcuno per lui avrebbe fatto affari d'oro con la borsa nera.

E l'Aquila muore. L'Aquila è morta.





COLONIA 2010COLONIA 1945


DRESDA 2010DRESDA 1945



mercoledì 18 agosto 2010

Pubblica amministrazione

Appena rientrato dalla Germania dopo un terzo viaggio di vacanza mi ritrovo e ritrovo le solite cose. Non voglio infierire ancora una volta ma come si dice, quando si va all'estero saltano subito all'occhio le cose più elementari per cui da noi si sta decisamente peggio (ad eccezione della Albània ...come direbbe il mio amico Jestercap!)
Eppure nonostante tutta la mia buona volontà non appena rientrato mi sono trovato a combattere con due fastidiosissimi inconvenienti che solo da noi potrebbero accadare.
CASO 1
Un banalissimo lunedì pomeriggio mi sono recato ad uno di quegli uffici postali centrali che notoriamente osservano orario continuato dalle 8:30 alle 18:00 e come lo trovo? Ma CHIUSO of course. E perché? Ma che domande! Ovvio: è agosto, si va in ferie e quindi il personale è insufficiente per tenere aperto anche il pomeriggio. Passi che non si assume (tranne i soliti noti) da anni ma se è vero che il personale è in parte in ferie è altrettanto vero che, compatibilmente ai fondi ed alla crisi, anche parte dei cittadini è in ferie e la proporzione utenti/impiegati dovrebbe essere più o meno la stessa.
Ma a parte questa cosa che caso mai andrebbe riportata al direttore di quel UPT che ha siglato un piano ferie da dementi quello che mi ha fatto veramente imbufalire era che l'area contenente i vari Postamat, le macchine per i conti correnti automatici (che comunque una volta su due sono guaste!) era inaccessibile. Da dietro la vetrata le varie spie verdi di inserire la carta nell'apposita fessura lampeggiavano verdi ed invitanti ma, ahimé, il meccanismo di apertura delle porte dopo aver inserito persino un biglietto del tram ed un assegno in bianco, risultava inesorabilmente sordo ad ogni richiesta di accesso!!! Restavano spranghe, mattoni o calci alla vetrata ma come noto sono un onesto cittadino!!!
CASO 2
Mercoledì mattina: uffici del XV Municipio che come noto sono sempre una bolgia infernale. Operazione? Un banale rinnovo di una carta d'identità in scadenza da lì ad un paio di giorni ma deteriorata e da cambiare anche per via della foto visto che l'intestataria, mia figlia, dai 14 anni ai 20 è cambiata parecchio!
Tutto sommato c'era poca genta ed in pochi minuti abbiamo compilato il modulo, pagato le marche varie e, il tempo di prendere un cappuccino, ci hanno chiamato per il ritiro.
Il tipo di carta? E che ve lo dico a fare. Quella di cartoncino marroncina in uso dagli anni trenta con ancora la dicitura "apporre l'impronta del dito indice" laddove mettono il timbro(*)(**). Quando i nostri concittadini europei vedono quel documento sogghignano...chissà perchè!
Mentre una delle impiegate sta per incollare la foto (va detto che ora usano il biadesivo che crea notevoli problemi di scollamento...era meglio la Coccoina di una volta!) mi cade l'occhio accanto alla voce "Stato civile" e leggo, tutto in maiuscolo "STATO LIBERO". Stato libero?
Va detto che mia figlia ha chiesto, con l'apposito modulo di rilascio, di non indicare lo stato civile nel documento e, appunto, alla voce "a tal fine" non ha giustamente messo nulla, perché quel "a tal fine" vale per chi chiede di indicarlo e nel campo "a tal fine" indicherà, "a tal fine", d'essere celibe, nubile, vedovo/a, separato/a, divorziato/a ecc ecc...a tal fine e che cazzo!
Chiediamo lumi e la prima impiegata prova a menare il can per l'aia rispondendoci che hanno indicato lo stato civile perché appariva nella carta precedente...e che vuol dire? Se 5 anni fa l'ho indicato non è detto che debba farlo a vita! E poi, le chiedo, che stato civile è "stato libero"? . Doppio errore ci fu: primo hai indicato qualcosa che non ti ho chiesto e secondo lo hai pure sbagliato!
La prima impiegata, per evitare balbettamenti resasi conto che non aveva a che fare con i soliti analfabeti di ritorno ci passa ad una sua collega. Riepilogo la cosa e questa inizia evidentemente ad alterare il suo stato innervosendosi oltre modo. E che diamine avrà pensato: ma che vuole questo? E che problema c'è se risulta? Dopo tutto è una ragazza giovane...che palle.
A questo punto in genere divento provocatorio. Le chiedo cosa sia lo 'stato civile' di tipo 'libero'.
Ovvio risponde lei, non è sposata.
E da cosa lo ha dedotto visto che ha chiesto espressamente di non indicare lo stato civile e appunto non compilando il campo 'a tal fine'?
Balbett...balbet...
Dopo tutto 'libero' è anche un vedovo o un detenuto che abbia scontato la pena!!!
Ma dove sta il problema? Ma che vuoi che sia?
Il problema sta nel non problema se non di principio e diritto che se si chiede 'A' si vuole 'A' e soprattutto nel non sentirsi prendere per il culo dichiarando che 'stato libero' è valido.

Due aneddoti sulle carte d'identità.
(*) negli anni 40 furono arrestate in Italia due spie inglesi che si erano perfettamente camuffate all'interno di un ufficio ministeriale italiano. Le beccarono perché ad una richiesta di presentare un documento esibirono orgogliosi delle perfette carte d'identità contraffatte a regola d'arte. Peccato che erano gli unici 'italiani' che avevano apposto l'impronta digitale del dito indice nel riquadro bianco.
(**) molti anni fa, appena laureato e dopo aver sostenuto orgoglioso l'esame di stato, andai a rinnovare la mia carta scaduta e, sempre orgogliosamente e con l'entusiasmo dei giovani, nel campo professione scrissi GEOLOGO. L'impiegato allo sportello non voleva accettarlo dicendo che non era una professione. Dovetti esibire il tesserino dell'ordine per convincerlo; tenete conto che allora si mettevano in quel campo voci quali "casalinga" o "studente".

Atollo K. Un’altra santificazione

E' morto Kossiga.

(...)

E sì, lo voglio scrivere ancora una volta con il K. Come negli anni '70, anni caldi, caldissimi. Ma anni in cui qualcosa da dire parecchi ce l'avevano, magari con modi e tempi sbagliati, forse con la presunzione dei ventanni, ma si diceva.


Kossiga invece, allora ministro degli Interni, aveva un solo modo di esprimere le proprie opinioni: mandare squadroni di celerini in assetto di guerra, infiltrare poliziotti travestiti da manifestanti che sparavano (e spesso hanno ucciso, come nel caso di Giorgiana Masi) provocando appositamente le reazioni più violente da parte delle forze del disordine, delle destre e delle sinistre estreme. E non ultimi mandare blindati di carabinieri a falciare colpevoli ed innocenti, altro che il G8 di Genova del 2001.

E lui stesso lo ha ammesso vista la sua grandissima boria e vanità nel presentarsi continuamente in televisione od in radio, persino in veste di DJ (Un giorno da pecora, Radio2).
Ho stroncato l'autonomia soleva riportare con orgoglio. A che prezzo? E facendo finta di dimenticare che la maggioranza degli autonomi stroncati confluirono nelle BR a sinistra e nei NAR a destra.

E Gladio? Talmente atterrito dalla sola idea che i comunisti si avvicinassero troppo a posizioni di governo da creare, su indicazione di gentaccia quali i tipi della CIA, organizzazioni di quel tipo. E si diceva grande amico di Berlinguer allora e D'Alema poi. Ma quando mai?

E i massoni? La P2? Non ne faceva parte solo per non contraddire il suo essere cattolico...diceva...ma per favore.
C

erto che simpatico poteva esserlo o meglio sembrarlo, con quel suo accento sardo poi. Amichevole e spontaneo. E va anche detto ad onor del vero che ha saputo mettere in evidenza alcuni aspetti negativi del modus operandi di amministrazioni e governi con quel suo picconare che era invece un modo costruttivo di mettere in evidenza crepe e danni nelle strutture o che magari preferiva un demolire piuttosto che aggiustare. Già, peccato che non sempre la via della demolizione è la migliore...

E ora che è morto ovviamente viene santificato. E mi viene subito in mente il solito film di Thomas Milian, già citato lo scorso gennaio nella (ri)santificazione di Craxi e che qui ripropongo, per gli smemorati o come si dice per chi si fosse collegato soltanto in questo momento.

E ora che è morto tutti sono stati suo grandi ed intimi amici e lui fu amico di tanti compreso ovviamente il nostro (im)prevedibile premier che piange un amico carissimo già dimentico delle bordate che spesso e volentieri Kossiga gli indirizzava: ma sappiamo bene che Mister B è amico di tutti, da Putin ad Obama passando per Arafat e Gheddafi...

Come Atollo K fu per Stan Laurel ed Oliver Hardy il loro ultimo film, una vera schifezza rispetto alla loro vastissima produzione, così il nostro atollo K ora che è morto continua ad essere una vera schifezza.

Quando morì Raimondo Vianello allora sì che mi commossi sentendo una gran perdita!

E morto Kossiga?
estiqaatsi

martedì 3 agosto 2010

Il muro di via Giannetto Valli. XV Municipio, Roma

Via Giannetto Valli a Roma è una lunga strada del quartiere Portuense, sovrastante la ferrovia della linea per Fiumicino e via della Magliana. Una strada che appunto ha sempre svolto il ruolo di via di collegamento abbastanza importante per il traffico proveniente da Sud (Magliana, Eur) e diretto verso altre zone della città a Nordo (Monteverde, Gianicolense e oltre). Per lunghi anni è stata interamente a doppio senso ma da diverso tempo l'ultimo tratto verso via Vincenzo Statella è stato reso a senso unico per via delle limitate dimensioni.
Da quasi un decennio la parte terminale di via Giannetto Valli, all'altezza dell'incrocio con via Prospero Colonna, andava soggetta ad importanti cedimenti superficiali che più di una volta erano anche piuttosto profondi. Non vi dico la ridda di voci e pettegolezzi di quartiere che imputavano la cosa ad enormi grotte presenti nel sottosuolo della zona! La verità è che tutta quell'area è notoriamente ricoperta da un abbondante strato di terreno di riporto dovuto alle opere edili degli anni 50 e 60 che popolarono la zona di villini e palazzine di varia foggia e comunque gradevoli.
La presenza quasi continua di questi cedimenti portò, ormai molti anni fa, gli amministratori locali, a chiudere con una transenna (ben visibile nella foto) la strada nel suo punto di accesso meridionale lasciandola comunque ovviamente aperta per gli abitanti, costretti comunque ad un lungo giro intorno all'isolato occupato dal parco della adiacente casa di cura Villa Giuseppina oppure aperta a tutti coloro ci lasciano l'auto parcheggiata percorrendola anche contromano visto che comunque proveniendo da nord è comunque chiusa.
La transenna, presente da anni, fino a pochi mesi fa costituita da qualche tavola di legno e le solite lamiere ondulate ora è stata rimpiazzata da una ben più solida ed inamovibile barriera fatta di new jersey di cemento armato.
Ora si da il caso che dopo l'ultima riparazione ormai parecchi anni fa non si siano più avuti cedimenti (le solite voci del quartiere dicono persino sia irreparabile visto che sotto pare ci scorra addirittura un fiume sotterraneo che nulla ha da invidiare allo Stige ) e ciò non per mancanza di traffico quanto propabilmente perché l'ultima riparazione è stata fatta a regola d'arte con un rinforzo con iniezioni di cemento e puntellamento con chiodi iniettati nella struttura. Insomma neanche più una crepetta!
Eppure la transenna, anzi la barriera definitiva ormai, è ancora lì: in attesa di cosa? Di lavori strutturali che riguardino l'intera strada? Di lavori circoscritti alla sola zona di pochi metri quadrati davanti dove avvenivano (passato remotissimo!) al cancello secondario di accesso alla casa di cura, talmente in disuso che ci si parcheggia davanti di notte e di giorno ed alle cui spalle si notano solo accumuli di spazzatura!
Ora se non ci sono più pericoli di cedimento perché tenere una strada di scorrimento così importante chiusa? Perché continuare a tenere congestionate nelle ore di punta le solite altre strade o costringere gli automobilisti a giri impropri? E se pericoli di cedimento ci sono perché non dovrebbero riguardare anche l'incauto che percorre via Giannetto Valli in cerca di un posto auto o diretto alla propria abitazione?
Ho un vago sospetto...
Via Giannetto Valli offre ai condomini che affacciano verso est un panorama gradevolissimo, verso i Castelli Romani, verso i monti Tiburtini e nelle giornate limpide si arriva a vedere anche il Velino oltre le cime di Campo Felice. Quelli verso ovest tutto sommato hanno davanti il parco della casa di cura, ampio e verdissimo. E la strada, anche ai tempi in cui era percorsa a doppio senso nelle ore di punta si presentava silenziosa: un paradiso rispetto a chi affaccia su viale Marconi o sulla Palmiro Togliatti!!!
Vuoi vedere che qualche (od anche di più) condomino della tutto sommato amena via abbia connivenze laddove servano? Abbia unto quanto basta a tenere definitivamente chiuso l'accesso al traffico di scorrimento con la scusa della buca in agguato? E certo! Sai che paradiso, che silenzio, che luogo ideale per il passeggio del cagnolino questa strada-parcheggio incontaminata dal passaggio di autovetture e motorini smarmittati?
Dopo tutto l'ho detto prima, la maggior parte di quella zona poggia su terreno di riporto e non sono infrequenti viste di muretti inclinati o piccoli cedimenti strutturali (niente di grave comunque!) sugli spigoli o sulle tamponature delle palazzine e se è per questo la voragine è sempre in agguato soprattutto quanto, come accaduto anni fa, l'ignorante menefreghista cittadino faccia passare settimane prima di avvisare l'Acea (azienda acque ed elettricità del Comune di Roma) che esce acqua dall'asfalto!!!
Il sospetto si concretizza...altro che fiumi sotterranei!
Immagine 1. Poco a nord (alto della foto) della 'A' il punto dove si aprivano una volta le buche.

Immagine 2. Il punto dove si aprivano le voragini. Di fronte al cancello si cui parlavo. Nonostante il divieto le autovetture impegnano la via contromano in cerca di parcheggio o dirette ai loro garage sapendo che dalla parte opposta è chiusa ed al massimo ci sono vetture che sono uscite dagli stessi e procedono con cautela.

Immagine 3. L'accesso da sud, sbarrato dalla transennatura ora trasformata in barriere di cemento armato. La strada sulla sinistra è uno dei pochissimi "budelli" che collegano via della Magliana.

Immagine 4. La stessa barriera vista dalla parte opposta. Un parcheggio ormai.

lunedì 2 agosto 2010

Quando l’Italia era come l’Afghanistan

2 agosto 1980 - oggi

30 anni fa ero in vacanza con l'allora mia fidanzata, oggi mia moglie. E sarebbe stata una vacanza molto breve perché da lì a poco avrei preso a lavorare nel bar di un mio zio per metter qualcosa da parte per le piccole spese come sempre ho fatto nei periodi estivi. Eravamo al Gargano, in campeggio, a goderci mare e sole quando arrivò la notizia. Dapprima di voce in voce, poi con edizioni straordinarie dei quotidiani. Ed il dolore lancinante e sordo di quella strage, fin da subito attribuita ad un attentato terroristico (allora era piuttosto difficile pensare ad esplosioni accidentali od incidenti quali quello recente di Viareggio) colpì tutti noi, ogni singolo campeggiatore lasciano quell'aura di amarezza che serpeggia tra tutti coloro i quali sanno che la vita va avanti ma sì, che cazzo, a che prezzo!

Sono passati 30 anni da allora, da quando l'Italia da più di un decennio era come l'Afghanistan, come l'Iraq, come la Bosnia del conflitto balcanico ed i suoi attentati ma con un nemico interno che come un cancro minava la salute dell'organismo senza farsi individuare e sconfiggere con certezza.

E ancora oggi ci sono dubbi, omissioni, vuoti, giustizie incompiute e la certezza che tali resteranno nonostante si creda d'aver individuato gli autori materiali (Fioravanti e la Mambro dei NAR che pur ammettendo decine di altri reati omicidi compresi si sono sempre dichiarati innocenti per questo). La certezza della mano dei servizi segreti, di parti importanti dello stato, del governo di allora, di estremismi ramificati ovunque e di un processo di destabilizzazione che fortunatamente non fece presa!

E oggi, per la prima volta nella storia delle celebrazioni in memoria che ogni anno si svolgono a Bologna, nessun esponente politico dell'attuale governo era presente e peggio ancora, il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Carlo Giovanardi, senatore del PdL, dovremmo dire senatore della Repubblica e quindi di tutti gli italiani, ha osato affermare quanto segue:
«Ogni anno a Bologna si è riproposto il triste spettacolo di una piazza che invece di ricordo e dolore ha espresso odio e livore per coloro che ritiene avversari politici. Bene ha fatto quest'anno il governo a non partecipare ad un rito che per troppi non è un momento di ricordo e commemorazione delle vittime di quella tragedia».

Giovanardi, qualcuno dovrebbe metterti a sedere come fece Totò, premiando il talento con un atto doveroso...

 

E per tornare alla serietà segnalo solo questo video, molto crudo e che si attiene alle cronache di allora.

 

domenica 1 agosto 2010

500 ed oltre differenze

500 ed oltre differenze


Stimolato da un bel documentario su Rai Storia (qui i video dei vari servizi), che ripeto ritengo sia uno dei migliori canali nella giungla del digitale terrestre, ho avuto modo di fare riflessioni di varia natura sulla...qualità della vita?
E proprio come direbbero i redattori di Rai Storia correva l'anno 1957 e dopo un avvio un po' lento a causa della pochezza del primissimo modello nel novembre di quell'anno trionfava la Nuova 500 della Fiat, destinata a fare epoca in tutto il mondo, scortata dalla polizia stradale tedesca quando qualche avventuroso turista la spingeva sulle strade d'Europa fino a Capo Nord e addirittura scortata da 4 ammiraglie della produzione automobilistica americana (Cadillac, Chevrolet, Studebaker e Lincoln) alla parate del Columbus day!
I miei erano sposati da pochi mesi e pochi mesi dopo sarei arrivato io. Così anche mio padre, geometra impiegato di un'impresa di costruzioni e mia madre, infermiera presso il poliambulatorio dell'INAM, avrebbero potuto un paio d'anni dopo comprarsi la macchina, forse grazie alla finanziaria SAVA della Fiat che per prima in Europa introdusse il concetto degli acquisti a rate: con una decisiva spinta di un collega di mio padre che dopo averlo visto ancora una volta sulla Lambretta con tutta la famiglia (era già arrivata mia sorella) gli disse: "E comprati 'na 500!!!".

Certo una bella evoluzione per chi veniva situazioni come questa ironizzata nella vignetta di sinistra e molto comuni in quegli anni in Italia così come sono comuni in estremo oriente oggi. E persino il tanto sospirato viaggio di nozze rimandato per motivi economici e per mancanza di mezzi (una passeggiata in Lambretta ai Castelli!) si avverò anni dopo con un fantasmagorico nonché avventuroso viaggio in Svizzera dai parenti emigrati quando l'unico pezzetto di autostrada tra Lodi e Milano vide mio padre lanciare il bolide fino ai mitici 100 all'ora! E gli impervi valichi alpini videro sfrecciare tra le nebbie sui tornanti quei 295x130 cm di macchinina col suo tipico rumore più da moticicletta che da autovettura.
E le 500 in famiglia furono due. Ne arrivò un'altra agli inizi degli anni '70 che mia madre usava per andare al lavoro: una 500 L color caffellatte con i rostri sui paraurti ed il cruscotto spaziale della 850 ma nero anziché beige.
La Nuova 500, a distinguere con l'aggettivo "nuova" dalla Topolino anni '30 costava nel 1957 490.000 lire al suo esordio, soltanto 100.000 lire meno della sorella maggiore, la 600, che nelle intenzioni della dirigenza Fiat avrebbe dovuto rappresentare la volkswagen italiana che invece all'inizio era la vettura tipica dei più benestanti parroci, marescialli e pretori di tanti paesi e cittadine. La 500 fu venduta in quasi 3.000.000 di esemplari tra il 1957 ed il 1972 anno del suo definitivo pensionamento. Il tentativo di riproporla negli anni 90 fu un fiasco, dopo tutto anche la terribile Duna è di quegli anni o poco prima.

490.000 non erano poi così tante se si pensa che pochi mesi dopo scesero addirittura a 465.000 e la Fiat, cosa unica nella storia, restituì ben le 25.000 agli acquirenti della prima serie offrendo anche l'aggiornamento gratuito! Un operaio comune guadagnava circa 50-60.000 lire al mese, un impiegato quale poteva ad esempio essere mio padre o mia madre, si attestava intorno alle 60-80.000 al mese e pur considerando quegli anni, i favolosi anni 60 come qualcuno di definisce, gli anni del boom appunto, era un acquisto alla portata davvero di tutti, compreso quello stesso operaio impiegato al Lingotto che non solo la costruiva quella 500, pezzo per pezzo, ma avrebbe potuto comprarsela e sfoggiarla davanti ad amici, colleghi e conoscenti accorciando distanze e riducendo tempi!


Una bella storia completa la trovate qui.

Non ho né titoli né voglia di entrare nel merito di discorsi relativi a relazioni congiunturali, indici armonizzati dei prezzi al consumo e quant'altro di misterioso sia alla base della situazione attuale che ci vede nell'occhio di un ciclone economico che ha visto crollare il potere d'acquisto di un salario od uno stipendio medio non solo rispetto ai livelli degli anni a cavallo tra i '50 ed i '60 ma addirittura rispetto ad appena un decennio fa, moneta unica o meno che sia!

Ma è altrettanto palese ed evidente che il prezzo della attuale Fiat 500 (eccezionale esempio di stile e design che ha saputo comunque riprendere l'idea della vetturetta di allora) che va dagli 11.000 ai 15.000 € non è assolutamente comparabile né al potere d'acquisto né al costo della vita da sostenersi in quei decenni lontani e così oggi un operaio comune, con paga oraria contrattuale intorno ai 5 € l'ora netti non può assolutamente permettersi la 500 visto che detratte le eventuali spese di rata mensile sostenibile non potrebbe poi comprare i libri ai figli o farsi quindici giorni di vacanza al paesello! E così il nostro operaio opta per vetture usate o decisamente più economiche.

Per non citare il fatto che il cinquino (così era chiamato dagli adolescenti degli anni 70 come me) aveva il tettuccio apribile di serie e la 500 attuale Cabriolet costa quasi 19.000 €, roba che allo stesso prezzo ci si compra una ottima macchina medio grande, Fiat comprese!
E infatti mentre la vecchia 500 era veramente di tutti e per tutti, un bene di consumo realmente SENTITO e non DOVUTO come spesso accade oggi, la attuale vettura della Fiat è diventato uno status symbol di benestanti che la sfoggiano come quel superfluo piuttosto inutile e costoso o di nostalgici (ultra e non) cinquantenni che se la sono comprata memori dei tempi in cui i loro (nostri) genitori la prestavano ai figli al sabato per uscire con gli amici! La 500 era una vettura per tutti, avvocati e medici, operai ed impiegati, quella attuale è una macchina da sfoggio, così come possono esserle altri modelli quali la Mini o la Smart superaccessoriata, le vere macchinette per tutti oggi sono modelli quali la Matiz della Chevrolet o la C1 della Citroen.
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Ecco perchè la prima, unica ed inimitabile...non sarà mai e mai potrà essere minimamente comparabile a questa: Ovviamente motori, allestimenti, tecnologie ed accessori non c'entrano affatto!!!

E per motivi analoghi la Fiat di allora non è la Fiat di oggi e di Marchionne con le sue prese per il culo reiterate: dall'acquisto della fallimentare Chrysler sulla quale nemmeno il governo USA volle investire un solo centesimo alla storia dello stabilimento serbo giustificato con minor costo di produzione ed invece dovuto al fatto che se Serbia sarà per la Fiat sarà un operazione a costo zero interamente finanziata dall'Unione Europea. Ma questa è la solita, pardon, un'altra storia!

Godetevi questo video e, soprattutto i giovani, si chiedano come facevamo ad entrarci in quattro, a volte in cinque o sei...o come si faceva a farci l'amore!

Questa foto è assolutamente autentica. L'arma dei Carabinieri ha davvero avuto delle Fiat 500 tra i modelli del proprio parco autovetture!
E come non citare anche l'indimenticabile variante snob prodotta dalla Autobianchi e passata alla gloria con gli strepitosi film di Fantozzi? La vetturetta, prodotta appunto come variazione raffinata sul tema e destinata al pubblico femminile è stata ridicolizzata appunto dalla saga del mitico ragioniere d'Italia.


I due video di seguito la dicono lunga sulla Bianchina! Di Fantozzi. Esilaranti.