domenica 10 giugno 2012

Guardie ecozoofile

10062012Incuriosito dalla divisa di uno degli avventori di una nota area di servizio romana (una sorta di guardia forestale ma troppo verde oliva e con strani stemmi) all’uscita non ho potuto fare a meno di notare la vecchia Alfa 155. Mai visti prima!

E dopo la Polizia Idraulica Fluviale oggi un’altra inattesa quanto rara entità si è palesata nel parcheggio di una nota area di servizio romana. Le Guardie Ecozoofile.

Inizialmente ho pensato ad un qualche retaggio di costole provinciali e locali di refusi di enti inutili e da sopprimere ma mi sono immediatamente ricreduto dopo una breve ricerca. Questo corpo, facente parte della Onlus ANPANA (Associazione Nazionale Protezione Animali Natura Ambiente) è composto da volontari ed è autofinanziato con una parte dei contributi proveniente dal Ministero dell’Ambiente che lo riconosce ufficialmente. E’ nato nel 1984 ed ha sede a Roma. Il ruolo dei membri è quello di tutelare e vigilare sull’osservanza delle leggi e regolamenti generali e locali relativi alla protezione degli animali, alla difesa del patrimonio zootecnico, faunistico ed alla tutela ambientale. Quando in esercizio sono equiparati a pubblici ufficiali con funzioni di Polizia Provinciale ed Amministrativa negli ambiti di loro competenza.

Una curiosità. I mezzi utilizzati da questo corpo sono talmente famosi da essere entrati nel novero della collezione virtuale di questo Alfa 155 Club dove viene persino specificato che a differenza di altre Alfa in dotazione a corpi militari e non queste delle Guardie Ecozoofile sono state equipaggiate after-market dell’occorrente: dai lampeggiatori alla radio.

PS) voglio augurarmi che la guardia che aveva con sé la famiglia avesse avuto regolare permesso per usare la vettura di servizio.

sabato 9 giugno 2012

“De terrae motus vaticinium” più seriamente scrivendo

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La pianificazione delle risorse da dedicare alla messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente, civile, pubblico, privato od storico-artistico, sarebbe certamente favorita dal conoscere con mesi od anni di anticipo che una zona dell’Italia sarà molto probabilmente colpita da una scossa forte (di magnitudo M>5.5). Ancora una volta in questi giorni ritornano prepotenti argomenti come questo, che fanno notizia ovviamente, salvo poi dimenticarsene fino al prossimo terremoto.

Da molti anni la ricerca scientifica in atto tra le più promettenti e serie è quella relativa alle analisi del cosiddetto rilassamento post-sismico che sembra contenere quelle informazioni citate precedentemente e fa apparire questo tipo di previsione raggiungibile.

Una conoscenza approfondita dell’assetto sismico e tettonico del territorio ed in condizioni particolari ogni qual volta che una forte scossa colpisce una zona può, a seguito della deformazione e della successiva riorganizzazione della crosta, accentuare la pericolosità delle zone che si trovino intorno alla zona originale.

Analizzando i terremoti forti degli ultimi 4 secoli è nato quindi questo tipo di approccio che ha evidenziato come ci siano certamente correlazioni piuttosto evidenti tra la sismicità intensa di certe zone italiane influenzata in modo significativamente regolare dalla distribuzione dei terremoti nelle principali zone tettoniche mediterranee ed una correlazione più locale tra aree tettoniche nazionali ben individuate. In particolare, è stato messo in evidenza che negli ultimi due secoli i terremoti forti (M>5.5) nell’Appennino meridionale sono avvenuti entro un breve intervallo di tempo (1-3 anni) dalle principali fasi sismiche (M>6) nelle Dinaridi meridionali. Una simile correlazione (con tempi di ritardo leggermente più lunghi: 3-8 anni) è stata osservata tra le scosse forti nell’Arco Calabro ed i periodi di forte sismicità nell’Arco Ellenico (da Creta a Cefalonia). Insomma con questi ridotti tempi, infinitesimi su scala geologica, è come se in un gigantesco domino la caduta delle tessere in una parte del pianeta non può non influenzare le zone tettonicamente circostanti e con questo non si intende certo che l’odierno terremoto veneto-friulano è legato a quello emiliano degli scorsi ma solo che il cosiddetto rilassamento post-sismico influenza la distribuzione spazio-temporale dei terremoti.

Altri esempi sono suggeriti da sequenze sismiche nella catena appenninica, che sembrano notevolmente coerenti con il quadro deformativo a breve termine riconosciuto nell’area
mediterranea centrale: dopo il devastante terremoto di Avezzano del 1915 (M=7.0) nel periodo 1916-20 si verificarono ben sei scosse M>5.5 dalla Val Tiberina alla Garfagnana con una relazione di causa-effetto tra i due fenomeni citati suggerita anche dall’assetto delle deformazioni che hanno interessato la catena appenninica nelle ultime centinaia di migliaia di anni.

Insomma lo studio del rilassamento post-sismico (unito ad una profonda conoscenza del quadro tettonico) può fornire informazioni molto utili per la stima della pericolosità sismica; e questo dovrebbe indurre i responsabili della ricerca in Italia (che sono tuttora oggetto di studio astrologico…) ad incentivare le indagini in questa direzione. Ma questa è un’altra storia, un altro paese, un’altra era…geologica!

Nota a margine: l’immagine della schermata di uno dei tanti software di previsione delle estrazioni del Lotto è puramente…voluta!

(parte del documento è estratto da D. Mantovani, M. Viti, D. Babbucci, Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Siena)

“De terrae motus vaticinium” ovvero scienza sovietica

Duo genera sunt, ut Posidonio placet, quibus movetur terra. Utrique nomen est proprium: altera succussio est, cum terra quatitur et sursum ac deorsum movetur, altera inclinatio, qua in latera nutat alternis navigii more. Ego et tertium illud existimo quod nostro vocabulo signatum est; non enim sine causa tremorem terrae dixere maiores, qui utrique dissimilis est; nam nec succutiuntur tunc omnia nec inclinantur sed vibrantur, res minime in eius modi casu noxia; sicut longe perniciosior est inclinatio concussione: nam nisi celeriter ex altera parte properabit motus qui inclinata restituat, ruina necessario sequitur (Seneca, Naturales quaestiones)

Nei lontani anni del comunismo duro e puro di sovietica matrice e fino a tutti gli anni ‘70 in Unione Sovietica era scienza soltanto quanto dichiarato o scoperto dai possessori della tessera di partito mentre gli altri o erano rapiti e costretti comunque a lavorare per lo stato, ma in segreto, o finivano come si diceva e faceva allora in Siberia ed infine i più fortunati riuscivano a passare oltre cortina e costretti all’esilio.

Questo oltre ad aver portato ritardi o clamorosi errori, a volte catastrofici, nei cosiddetti piani pluriennali questa cosa evidenzia, come se già non fosse palese di suo, che la scienza è una e non esiste scienza ufficiale distinta da qualcosa non ufficiale.

In questi giorni di tremori sismici diffusi tornano ancora alla ribalta previsionisti, kabalisti, ballisti e fuffari di varia natura le cui amenità esilaranti ricevono eco da media più o meno diffusi a livello comunque nazionale e da scienza che affiancandosi alla appunto cosiddetta ufficiale sentenzia e pontifica. In questi giorni ho per esempio avuto modo di ascoltare almeno tre interviste diverse all’ormai mitico Giuliani e tirar fuori ancora una volta gli appunti del Bendanti.

Ora più volte io stesso da (ex) addetto ai lavori e, consentitemi, dall’alto della mia laurea cum laude in Geologia ho riportato su queste stesse pagine come sia più facile prevedere quanti gratta&vinci mi separano da una possibilità di vincita piuttosto che un terremoto; ma a quanto pare in questo nostro paese parolaio pieno di cazzari  non si finisce mai di toccare il fondo. Che poi l’acuirsi del fenomeno dei cazzari si è acuito a causa di quest’ultimo ventennio in cui dei medesimi tipi ne erano pieni i governi centrali e locali.

E così tra le tante voci oltre a castronerie micidiali quali quelle di tirare in ballo il fracking anche esimi professori universitari e specialisti che fanno previsioni. Certo, sono previsioni statistiche, con modelli matematici complessi e sofisticati, che danno ovviamente gradi di attendibilità su scala spazio-temporale ridotta, ma sempre statistica è: che significa avere il 97% di possibilità di un evento sismico da grave a catastrofico in una certa zona entro un certo intervallo di tempo (Giuliano Panza docet)? Significa che se quel periodo è di 30 giorni teniamo fuori casa gli abitanti a rischio per 29,1 giorni? Ammesso che il 97% sia un valore ammissibile!

Ora se per previsione intendiamo che in Italia può verificarsi un evento sismico intenso praticamente OVUNQUE (Sardegna esclusa) allora siamo tutti scienziati. Io stesso vista la statistica potrei dire che domani ci sarà un terremoto a Roma (indicata a rischio medio-basso) ed azzeccarla esattamente come potrei azzeccare tra rosso e nero alla roulette! Il tecnico dell’ENEA che ha previso l’evento sismico catastrofico calabro-siciliano da qui a 6 mesi-2 anni? E che significa? Tanto vale associarlo alla previsione Maya!

Ieri il Comitato “Grandi rischi” parlava di possibilità di verificarsi di altre scosse intense nei territori già colpiti…e quindi? E stamattina ha tremato il Friuli…e allora?

Purtroppo è noto che conviene spararle grosse. Se prevedo un terremoto fingendo o millantando competenze scientifiche ed invece sto solo contando su una botta di culo e ci azzecco divento immediatamente un luminare della sismologia internazionale e come minimo incasso subito bei soldi per le mie ricerche…se sbaglio amen, sarò stato uno dei soliti cazzari che finirà nella pattumiera dimenticato insieme al giornale vecchio. Le sparo grosse e me ne frego delle conseguenze sulla popolazione, più o meno quel che ha fatto ieri la commissione grandi rischi. Insomma la scommessa di Pascal applicata ai terremoti.

Vanno però compresi poveretti…Le dichiarazioni di ieri, riprese dal governo e sollevando il putiferio di polemiche che sappiamo sono umanamente comprensibili. Avranno evitato un’accusa ed un processo quale quello in atto contro la commissione che, nel 2009, non seppe prevedere il terremoto aquilanoniente di più ridicolo ed ingiusto. Ma è ovvio: i sismologi, i geologi, i tecnici insomma non riescono a fare previsioni? Incapaci. Ma certo: il mio medico mi dice che sono a rischio infarto e che faccio anziché controllare il colesterolo, smettere di fumare, mangiare sano e fare un po’ di moto? Lo denuncio per incapacità perché non sa prevedere quando avrò il coccolone…tzè

Come ho già scritto ai tempi del terremoto aquilano e come non mi stancherò mai di ripetere il terremoto non è prevedibile, al contrario dell’inettitudine e della imbecillità umana. Le case vecchie non messe in sicurezza (con fondi dei privati possessori) continueranno a crollare, gli edifici del patrimonio artistico non messi in sicurezza (con quali fondi? e da dove/cosa iniziare?) verranno giù come castelli di carta ma gli edifici di recente costruzione, le scuole, le caserme, gli ospedali, le prefetture e le fabbriche ed i loro capannoni non devono invece cedere alla prima scossa, cosa che puntualmente accade. Prima del 1976 in Italia non si sapeva neanche cosa fossero le norme edilizie anti sismiche e dopo non è cambiato granché affidandosi alla buona sorte ed alla protezione in stile partenopeo…a’ maronna c’accumpagne

Ogni volta come a Gemona ed a L’Aquila osserviamo affiancate palazzine esteticamente, e solo esteticamente simili, distante pochi metri l’una dell’altra l’una intatta e la seconda sbriciolata o danneggiata al punto da renderla comunque inagibile, da demolire. E la differenza sta solo nella prevenzione presente in una ed assente nell’altra; non quindi nelle chiacchiere sulle differenze del sottosuolo che era e rimane oscuro e sconosciuto.

In questo articolo, lungo ma esaustivo e preciso ma tutto sommato semplice da capire anche per i non addetti, un geologo serio e preparato mette parecchio ordine riferendosi al recente terremoto emiliano e ancora una volta evidenziando la bufala delle previsioni.

Con buona pace di Galileo, Newton, Darwin ed Einstein la scienza è una ma l’umanità è varia. Attendendo con ansia una notizia di correlazione tra terremoti e scie chimiche…non mi resta altro che ingoiare un altro boccone amaro!

Qui la traduzione del brano di Seneca