lunedì 22 ottobre 2012

La sentenza: come un sisma devastante

Nel 1996 nel suo libro “Il mondo infestato dai demoniCarl Sagan cercava di spiegare che in una società impregnata di tecnologia come la nostra quasi a contrappasso dantesco si fanno sempre più largo l'irrazionalità, la superstizione, il pregiudizio ed il rischio di entrare in un'epoca di nuovo oscurantismo diventa sempre più alto; la società tecnologica è sempre più assediata da nuovi profeti, impeti di irrazionalità e falsa ricerca del meraviglioso. Basti pensare alla New Age ed alle sue esagerazioni, ai guaritori ed agli astrologi, consulenti di fiducia persino di importanti capi di stato, agli psicochirurghi, all'ufologia ed alla mitologia degli alieni, alle truffe della parapsicologia, alla disonestà di giornali e programmi televisivi che sfruttano la credulità di persone impreparate. Insomma allontanarsi dalla scienza o permettere che venga demonizzata, significa in realtà consegnarci ai veri demoni.

E consegnarci un paio di questi demoni irrazionali preconfezionati è proprio quello che hanno fatto i giudici del processo alla Commissione Grandi Rischi. Con la loro sentenza odierna, che ha condannato per omicidio colposo plurimo i membri della suddetta Commissione. Politicamente discutibili a volte, sono, o meglio erano vista la concomitante sospensione da qualsiasi pubblico esercizio, sono comunque professionisti o scienziati preparati e capaci il cui unico errore è stato quello di attenersi alla scienza. Al suo metodo ed al pensiero scettico come unico mezzo per costruire, capire, ragionare e riconoscere fra argomenti validi e non validi ricorrendo ad una verifica indipendente dei concetti la cui verità deve essere dimostrata ogni qual volta ci sia un dubbio. Insomma quel che è normalmente chiamato metodo scientifico.

Superficialità, leggerezza, forse anche supponenza? Ma le dichiarazioni della Commissione in quei giorni concitati le ricordo e basta rileggerle con attenzione e con spirito obiettivamente scientifico: ma da qui ad emettere una condanna c’è un abisso imperscrutabile grande tanto quanto la probabilità di prevedere un sisma.

E se c’è qualcosa di politico sembra proprio questa sentenza: 6 anni di reclusione ciascuno per “omicidio colposo plurimo” (oltre 300 persone morte per colpa loro dicono i giudici). Troppo poco per il numero di morti e troppo per il tipo di giustificazione senza fondamenti scientifici e razionali. Sappiamo inoltre che in Italia, se incensurati, dietro le sbarre per omicidio colposo non ci va nessuno!

Non indugerò su quanto tante altre volte ho scritto sull’impossibilità di prevedere i terremoti, con i mezzi e le conoscenze odierne: basti ricordare che nemmeno i giapponesi o i californiani ci riescono. Rimando a quanto persone più preparate commentano in queste ore ed a quanto ne sentiremo ancora nei prossimi giorni. Ne riporto solo qualche passo su cui riflettere (via www.geologi.it).

…se invece la Commissione Grandi Rischi avesse concluso che nell'area dello sciame sismico che principalmente interessava il centro de l'Aquila era probabile nell'imminenza un forte terremoto (senza tra l'altro nessun supporto valido scientifico per l'imminenza), chi poteva escludere che ci sarebbero stati meno morti? Magari quelli per cui sono imputati forse si, ma chi poteva escludere che alcuni abitanti del centro dell'Aquila, che avvertivano più di altri tali scosse (come testimoniato da diversi servizi televisivi) sarebbero andati a dormire da parenti o amici nelle frazioni che poi sono risultate essere le più colpite come Castelnuovo, Onna, Sant'Eusanio, San Gregorio, Tempera con il risultato di più vittime?
Chi può escludere ciò?

Che processo balordo…mi piacerebbe sapere quanto viene a costare e che utilità in termini di prevenzione sismica ne scaturisce…intanto in Abruzzo non si riesce ad applicare la normativa sismica regionale per mancanza di personale addetto ai controlli…per mancanza di soldi e di volontà politica…

E’ stato un processo politico e spero che nei successivi gradi di giudizio si possa ribaltare completamente la sentenza odierna.

E intanto all’estero già ridono di noi della serie se avessero dovuto emanare un ordine di evacuazione allora la cosa dovrebbe valere per buona parte dell’Italia…Già, evacuiamo tutti in Francia e magari moriamo per l’esplosione di un reattore nucleare!

Negligenza, imbecillità, inettitudine, mancanza o mancata applicazione di norme specifiche ed altro del genere d’accordo. Ma una condanna del genere è farsesca e ridicola se non fosse tragica.

Mi sento profondamente amareggiato.

Aggiornamento del 23/10/2012-Tutta la comunità scientifica internazionale ribadisce che la sentenza è un non senso privo di qualsiasi fondamento. Ancora una volta il nostro paese non ha perso occasione per coprirsi di ridicolo.

Aggiornamento del 24/10/2012-Il Ministro Clini. Un processo come quello a Galileo.

venerdì 19 ottobre 2012

Zètema–Il concorso allucinogeno

La Zètema è una società al 100% del Comune di Roma e si occupa della gestione della cultura capitolina, dai musei all’accoglienza turistica, dall’organizzazione e gestione di eventi e spettacoli alla manutenzione e conservazione del patrimonio storico, artistico e culturale.

A quanto pare ed a memoria storica recente sembra proprio che questi signori siano bravissimi nello scatenare le proteste dei candidati ai loro concorsi e quanto sta accadendo oggi è un deja vu.

http://archiviostorico.corriere.it/2011/dicembre/16/Facebook_contro_Zetema_Concorsi_truccati_co_10_111216009.shtml

Recentemente Zètema ha infatti bandito un concorso per 18 posti al quale si sono presentati in circa 6000, incassando complessivamente circa 60.000 € visto che per partecipare ogni candidato ha versato nelle casse della Zètema un contributo di segreteria di 10,33 € (ometto le spese di trasferta che parecchi candidati avranno certamente sostenuto). Il concorso copre richieste per più profili lavorativi, di vario taglio, per ambiti professionali e retribuzioni che mediamente sono tutte abbondantemente al di sotto dei 1000 € netti al mese ma la sostanza del metodo selettivo è più o meno la stessa per tutti.

Il bando di concorso sciorina le solite informazioni relative ai prerequisiti ed elenca quanto necessario per presentarsi alle prove di preselezione (test di cultura generale a risposta multipla) se non che, anche nell’ipotesi che passassero la preselezione data dai quiz, migliaia di giovani canditati, scoprono improvvisamente che in pratica, a meno che non si abbiano già esperienze lavorative pregresse in settori analoghi che danno punteggio addizionale, è perfettamente inutile presentarsi alle prove successive visto che comunque non si sarebbe chiamati ulteriormente…

Improvvisamente?

Eppure il bando, recita apertamente, in un paio di punti:

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Com’è stato possibile che in migliaia che adesso protestano per ora vivamente ma non apertamente, non si siano accorti del capestro? E soprattutto, com’è stato possibile che non abbiano protestato immediatamente dall’inizio nei confronti di questo bando che, non dichiaratamente s’intende, ma abbastanza intuitivamente tende a favorire non tanto i candidati con pregresse esperienze lavorative in settori analoghi (e fin qui passi…) quanto soprattutto coloro i quali abbiano già lavorato, ancorché precariamente e saltuariamente con Zètema?

Ci sono un paio di punti del bando che sono a dir poco oscuri se non al limite della legalità.

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Insomma tutti i punti acquisiti per ognuna delle risposte delle 50 del quiz preselettivo non valgono. Servono solo a stilare una graduatoria per far passare un certo numero di candidati dei vari profili.

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Come? Se si hanno i requisiti suddetti si possono saltare direttamente i quiz? E sulla base di quale normativa se non questa dell’accordo sindacale aziendale? Ovvero una scrittura privata priva di fondamento alcuno visto che si tratta di un concorso pubblico?

E torniamo allora a quel minimo di 24 punti che si devono avere, passati ovviamente i quiz che sono solo uno sbarramento privo di punteggio per chi passa. Come si valutano? Facciamo un esempio estratto dal bando.

5 o 10 punti di titoli di studio a seconda che si abbia laurea triennale o magistrale in ambiti specifici; 4 per ogni altra laurea e/o master in ambito consono al ruolo di Zètema ed infine 2 altri master in ambiti non specifici.

Insomma al massimo un genio con 16 punti (che come minimo con laurea e due master dovrebbe aspirare a ben altri incarichi) è fregato comunque! A meno che non abbia lavorato in profili analoghi, per la pubblica amministrazione in genere, o meglio ancora per Zétema stessa. In questi casi 0,5 punti per ogni mese anche non consecutivi. Ed ecco spiegato come si potrebbe arrivare ai 24 punti minimo per accedere alle selezioni vere e proprie…ricordando che ci sono pure gli esonerati per diritto…sindacale!!!

Insomma protestando, a ragione direi, si chiedono cosa fanno a fare i quiz visto che tanto questi famigerati 24 punti non li hanno?

Ma quali sono queste eventuali prove successive al quiz a cui si potrebbe accedere con i mitici 24 punti minimo? Ebbene, una prova d’esame orale ed un ulteriore colloquio attitudinale

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Solo una prova orale? Niente scritti appellabili? Ma non era scripta manent?…E poi il colloquio sul problem solving…aunagana! Le prove orali in genere non lasciano tracce!

Insomma, come diceva Totò qui lo dico e qui lo nego, ma la Zètema, poteva evitare tutto questo casino e farsi direttamente delle selezioni private ad personam, magari con l’ausilio di parentopoli? A già, è illegale dicono.

E allora cosa fanno? Ipotizzo s’intende, opinioni personale ed aleatorie sia chiaro. Indicono un concorso pubblico per mascherare in realtà un concorso interno. Certo qualche genio pluridecorato con i 24 punti da fuori ci sarà pure ma sarà una parte ridottissima, forse 2 o 3 soltanto di quei maledettissimi 18 posti!

Certo i concorrenti, a mò di allucinazione di massa (miraggio del posto di lavoro?), non hanno letto quel capestro. Perché se così fosse si sarebbero dovuti incazzare prima e di brutto.

Oppure hanno tutti ignorato la cosa confidando nella deviazione personale dal regolamento, ancora un’altra manifestazione bruttissima dell’individualismo generale e generazionale?

Spero riescano sinceramente ad organizzarsi (visto che i giovani riescono perfettamente se vogliono, vedi i flash mob) ed andare a fare parecchio casino!

E’ vergognoso comunque.

E comunque l’onda lunga dell'indignazione sale e monta!

http://www.newnotizie.it/2012/10/zetema-concorso-truffa/

domenica 14 ottobre 2012

Ama il prossimo tuo

Ieri in Nigeria c’è stata l’ennesima strage le cui origini, neanche tanto profonde, sono di stampo religioso. Cristiani contro musulmani e viceversa, copti contri sciti, salafiti contro sciti, ortodossi contro cattolici, cattolici contro protestanti e chi più ne ha più ne metta come si dice. Ed ho citato soltanto parte delle tre religioni più diffuse al mondo: cristiana, ebrea e musulmana. E non può non venirmi in mente quanto Richard Dawkins ripete e riassume da anni.

Tutte le cosiddette sacre scritture di queste tre religioni dalla comune origine non fanno altro che ripetere pressoché continuamente parole che spingono al settarismo, all’isolamento, al razzismo, all’individualismo delle proprie culture ed all’universalità del proprio credo. Niente di meglio per fomentare un principio di esclusione di base che può essere sempre preso come giustificativo di azioni che altrimenti non avrebbero ragione d’esistere o che potrebbero essere risolte in altro modo.

La religione è un potente incentivo alla divisione ed anche se guerre o faide tra gruppi e sette religiose non riguardano quasi mai conflitti teologici la religione è comunque un’etichetta che si affibbia a qualcuno e che crea un ciclo di inimicizia e vendetta tra un gruppo e l’altro, da generazioni, etichetta che non è necessariamente peggiore di altre come il colore della pelle, la lingua o la squadra di calcio preferita, ma che spesso è disponibile in mancanza di altre etichette.

Un ortodosso serbo-croato medio nei primi anni ‘90 non ha quasi capito nulla di quanto stava per travolgere l’ex Jugoslavia ma l’etichetta musulmano del vicino di casa bosniaco, i cui figli fino al giorno prima frequentavano le stesse scuole, è bastata a scatenare odi razziali e religiosi con pulizie etniche dello stesso stampo di quelle che sono esaltata nella bibbia nei confronti dei non ebrei. Così come un protestante ed un cattolico nord irlandese sono entrambi bianchi, parlano la stessa lingua, apprezzano le stesse cose ma sembrano appartenere a specie diverse tanto è profonda la spaccatura storica che li separa con etichette tramandate di generazione in generazione e genitori, nonni e bisnonni che hanno frequentato scuole cattoliche da una parte e scuole protestanti dall’altra. Isolati e segregati da un’etichetta ideologica.

E’ innegabile che anche senza religione l’umanità tende ad essere fedele al proprio gruppo ed ostile a gruppi esterni e ci sono altri motivi di divisione ma la religione esaspera i contrasti con l’etichettatura fin da piccoli dei propri figli (come direbbe Richard Dawkins non ci sono bambini cattolici, ma bambini figli di genitori cattolici), con scuole in cui si effettua segregazione tra confessioni e non ultimo, un vero e proprio tabù nei confronti dei matrimoni interreligiosi visti anche peggio che quelli tra omosessuali!

Senza generalizzare così come spesso i religiosi hanno compiuto azioni lodevoli molto più spesso non religiosi hanno fatto anche di meglio. Non è la religione che definisce lo spirito l’etica e la morale del tempo che cambiano con questo continuamente. Qualunque sia la causa il fenomeno palese del progresso dei valori umanitari (i filosofi morali lo definiscono Zeitgeist, spirito del tempo) non è certamente perché abbiamo bisogno di dio per decidere cosa sia bene o male. Sono disposto a rispettare l’uomo che indossa un determinato abito ma non l’abito in quanto etichetta di valore assoluto perché le etichette dividono.

Qualche giorno fa un frate ha preso a bastonate una mendicante che sostava quotidianamente di fronte ad una chiesa ed oggi il papa alla consueta cerimonia dell’Angelus domenicale, ha tirato fuori la famosa parabola evangelica del ricco, dell’ago e del cammello (qui il testo).

L’esponente massimo, capo supremo e addirittura, ovviamente a loro detta, rappresentante di dio in terra della comunità religiosa più opulenta e ricca del mondo, comunità che campa dopo aver accumulato a sbafo per secoli ricche decime, che non paga tasse e si permette di interferire ogni momento e per ogni cosa in affari che non la riguardano fa la morale ai ricchi. Da che pulpito.

Che c’entra quest’ultima cosa? Non saprei ma so che c’entra…

sabato 13 ottobre 2012

Alla UE il Nobel per la pace

Quando ho letto ed approfondito la notizia dell’assegnazione all’Unione Europea sono rimasto dapprima sorpreso per la singolarità della cosa in sé ma poi, in un certo senso, colpito positivamente.

Dopo tutto anche il sottoscritto, se anche adesso è qui a scriverne, a poter seppur virtualmente, comunicare quanto penso e sento a chiunque ed ovunque nel mondo voglia e possa leggerlo lo devo anche a questo. A questa volontà di unione, partita nel lontanissimo 1957 col Trattato di Roma e che si è espansa raggiungendo quel che è, quel che siamo. Un’unione a cui ambiscono di far parte ancora in molti, persino il Marocco!

Quasi 70 anni, dal 1945, trascorsi senza guerra sul territorio europeo, dal Portogallo alla Russia e dall’Islanda a Cipro.

Lo devo alla pace duratura e continua che permette di dedicarsi ad altro senza preoccupazioni future.

E basta fare un viaggio in macchina per l’Europa, come da diversi anni mi capita di fare, per respirare e toccare con mano le piacevoli sensazioni che si provano attraversando i confini da un paese all’altro.

E già. Ha ben detto Prodi, sintetico ed essenziale come sempre: “Dalla fine dell'Impero romano mai una generazione senza ragazzi morti in guerra. L'UE ci ha dato 60 anni di pace. Vi pare poco?

Buffo pensare che il premio sia stato assegnato dalla Norvegia, paese fondatore ed artefice del Premio Nobel ma che è fuori dell’UE e che non ha in agenda nessuna intenzione di entrarvi.

Vi ricordate di quanto candidarono Silvio Berlusconi al Nobel per la Pace? Qualcuno lo avrà dimenticato altri neanche l’avranno saputo ma poco più di tre anni fa era nato persino un comitato ufficiale per farlo, con tanto di canzone promozionale! Vuoi mettere?

Cattedre o cattedrali?

Proprio quando il ministro (tecnico e temporaneo) Profumo sembrava aver dato una smossa positiva allo stallo che da decenni e da tanti ministri bloccava in una sorta di vicolo cieco qualsiasi iniziativa ecco che dietro l’angolo il fantasma dell’imbecillità era pronto a saltar fuori.

E così dopo aver sbloccato il concorsone atteso da decenni, dopo aver abbozzato l’idea di azzerare in qualche modo il precariato esaurendo rapidamente anche ultra quarantenni precari da decenni e decretando che, eureka!, d’ora in poi si diventa insegnante solo per concorso (ma va? e cosa lo ha impedito finora?) magari preceduto da un periodo formativo di tirocinio (TFA) adesso se ne escono (generalizzo) con una minchiata stratosferica.

Portare le ore che si passano in classe, di effettiva docenza, da 18 a 24.

Questa cosa è stata proposta a più riprese nel tempo un po’ da tutti, da destra, sinistra, centro e da tutte le scilipotiche varianti recenti.

Sarebbe inutile per me convincere un non insegnate che 18 ore di insegnamento, soprattutto in certe classi, soprattutto per certi programmi e soprattutto in certe scuole o sedi, sono più che sufficienti a stancare una mente ed un corpo con livelli di dispendio energetico paragonabili a più di 40 ore terziario generico. Ma così è.

Altrettanto inutile convincere un non insegnante che a fianco a quelle 18 ore spese in cattedra ce ne sono minimo altrettante spese in riunioni, consigli, preparazione delle lezioni, aggiornamenti, correzione dei compiti (avete mai corretto 25 compiti di matematica del V scientifico? O 25 versioni di greco? O 25 compiti di elettronica di un V ITIS?). Ma così è.

Signori è faticoso. Assai(*). Provare per credere, metodo Aiazzone. La mia testimonianza conta molto poco ma i miei due centesimi li metto lo stesso: l’ho fatto per quasi 10 anni e mi stanco molto meno adesso.

Ma la minchiata più grande sta nel bilancio di chi resta e di chi dovrebbe entrare. Aumentare le ore di cattedra a 24 taglierebbe altre decine di migliaia di posti di lavoro così come anni fa una stramaledetta riforma tagliò via intere materie dai curricula di studio senza curarsi delle persone che c’erano dietro.

Tanto per fare un esempio se per fare una cattedra completa di scienze o di fisica al liceo occorrono almeno 8 classi portando a 24 ore le dovute dal docente di classi ce ne vorrebbero 12…e quindi meno necessità di insegnanti!

Qualcuno due conti se l’è fatti e il risultato è che se consideriamo che con l'aumento delle ore lavorative si perderanno circa 25/30.000 cattedre e i posti previsti per le immissioni in ruolo per i prossimi due anni sono esattamente 25.000 di conseguenza si va a zero. Non verranno immessi in ruolo neppure i docenti iscritti nelle graduatorie! Non è imbecillità questa?

E allora? Dobbiamo regolarizzare i precari aventi diritto e tagliamo sui posti disponibili?

La cosa ancora più imbecille è che, nonostante centinaia di migliaia di insegnati hanno il contratto bloccato da anni, non hanno percepito neanche gli scatti dovuti, hanno visto loro erodere lo stipendio da addizionali comunali e regionali varie (e sennò er poro Fiorito il SUV come se lo comprava?) è stato detto: “Più ore di cattedra in cambio di più ferie”. 45 giorni si dice, anziché 30.

Ma come? Non s’era vietato ai dipendenti pubblici di monetizzare le ferie non godute? Ora che le monetizza il governo a proprio vantaggio va bene? E’ quasi ridicolo se non fosse tragico.

E poi le ferie gli insegnanti possono fruirle solo d’estate, in periodi di sospensione della didattica.

Ironizzando: ma se lo sanno tutti che gli insegnanti per tre mesi non fanno una minchia…ma che ci fanno di questi altri 15 giorni visto che l’estate è già tutta presa?!?

Qui da noi ogni volta che si parla di cattedre sembra proprio che si debbano affrontare le stesse difficoltà che nel medioevo avevano per tirar su cattedrali. Loro, almeno, ci riuscivano.

(*) diamo per scontato che si faccia il proprio dovere.

giovedì 11 ottobre 2012

Accade a Roma Tre – Lingue e Mediazione Linguistico Culturale

imageVi sembra plausibile che studenti universitari che, entro la scadenza del corrente anno accademico, laureandi pressoché certi di conseguire il titolo o che comunque avranno completato brillantemente il corso di studi triennale entro i termini non possano accedere automaticamente al biennio della Laurea Magistrale? No vero?

E vi sembra invece plausibile che studenti dell’ultimo anno della triennale, con ancora magari 4 o 5 esami da sostenere, possano accedere alla preiscrizione alla Laurea Magistrale automaticamente? Un altro no, vero?

Oppure che il corso di Laurea Magistrale di Roma Tre per il prossimo anno accademico sarà frequentato da soli studenti provenienti da “la Sapienza” e neanche uno di Roma Tre? Che ve lo dico a fare.

E invece questo è esattamente quanto accade a Roma Tre, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Lingue e Mediazione Linguistico-Culturale e Corso di Laurea Magistrale in Lingue Moderne per la Comunicazione Internazionale; e questo assurdo papocchio cavilloso e burocratico accade per un regolamento d’ammissione pubblicato soltanto a giugno 2012, in coda al termine delle sessioni d’esame estivo.

Questo il regolamento, disponibile qui oppure sul sito della Facoltà, qui.

Ebbene cosa prevede in sintesi questo regolamento?

A parte ovviamente coloro i quali sono già in possesso di Laurea Triennale -conseguita come minimo lo scorso anno accademico- che sono ammessi di diritto e senza problemi tutti i laureandi del corrente a.a. e che hanno tempo per laurearsi fino a marzo 2013 senza andare fuori corso devono invece avere una serie di requisiti piuttosto anomali e conseguiti inoltre entro il 31 luglio 2012: non è affatto chiaro perché e la cosa sa di un abuso e forse anche di un illecito. A parte che il regolamento è stato pubblicato a ridosso della scadenza, a parte che nemmeno i professori ne erano a conoscenza quel che accade è che praticamente tutti i laureandi in Lingue e Mediazione Linguistico Culturale di Roma Tre non potranno accedere alla Magistrale!

Perché entro il 31 luglio 2012 avrebbero dovuto conseguire almeno 54 crediti formativi (CFU) di cui 30 nella prima lingua europea o nella extraeuropea e minimo 24 per la seconda lingua. Requisito da soddisfare tassativamente, recita, entro il 31 luglio.

Ora non voglio sottilizzare sul fatto che una determinata professoressa ha falcidiato quasi tutti gli studenti che a giugno hanno fatto una delle tantissime prove di un esame d’inglese, l’ultimo del piano di studio rimandandoli alla sessione di settembre ed impedendo loro di rifarlo a luglio (fuori termine regolamento ma, si dice, i professori non dovevano essere tenuti a conoscerlo!); ma perché mai un laureando che magari entro settembre, ottobre o vuoi anche novembre completi tutti gli esami, qualunque essi siano, di lingue o meno, non può essere pre-iscritto alla Magistrale mentre uno che ha, per puro caso, fatto tutti gli esame di lingue entro il 31 luglio e magari deve ancora fare 4 o 5 esami di linguistica, di storia o quel che sia, può essere pre-iscritto?

Forse che questo strano ed anomalo capestro serve in qualche modo a creare le condizioni di numero chiuso dichiarato ma non applicabile tagliando fuori a priori decine di studenti? Lo stesso regolamento infatti riporta che il numero di studenti sostenibile è pari a 100 e questo ovviamente non significa che è chiuso a 100 ma solo che se poi ce ne saranno 150 o 200 gli eccedenti non stiano a lamentarsi dei disagi dovuti alla mancata sostenibilità.

Accadono poi altre cose molto buffe. Degli aspiranti studenti che vorrebbero completare l’iter iscrivendosi alla Magistrale la stragrande maggioranza è per lingue più note e diffuse come quelle europee mentre pochissimi aspirano a fare la magistrale in cinese o magari in arabo. Nonostante questo il taglio del capestro del 31 luglio è stato applicato indiscriminatamente senza stare a guardare che magari gli studenti specializzandi in cinese erano…soltanto tre!!!

Insomma il risultato e l’amara conclusione è che a tantissimi studenti che, arrivati in fondo al primo percorso formativo universitario, con queste stranezze moderne dei 3+2, viene di fatto impedito un continuum temporale con il 4° o 5° anno e anziché apprezzare la loro volontà a proseguire e specializzarsi (la specializzazione Magistrale apre le porte a tante altre possibilità precluse dalla triennale) mettendoli nelle condizioni di dover parcheggiare un anno per iscriversi il prossimo forti della laurea che allora avranno conseguito. Sapete invece cosa accadrebbe ai più? Si demoralizzerebbero, si metterebbero a cercar lavoro, per non gravare sulle finanze familiari, si stancherebbero di attendere a vuoto un anno e sicuramente mollerebbero.

Accade a Roma Tre.

Che amarezza. Ma forse una maggior amarezza è che nonostante i tentativi da parte di qualcuno di organizzare una sorta di class action ed abrogare questo regolamento la stragrande maggioranza dei colpiti si sono tirati indietro trincerandosi dietro le scuse più trite e tristi…