mercoledì 7 agosto 2013

Empatia

Una delle qualità umane biologicamente intrinseche è la cosiddetta empatia, ovvero quel particolare stato d’animo che ci consente di immedesimarci in qualche modo in altri esseri viventi e soprattutto in nostri simili. Se volete capire cosa rende un essere umano buono osservatelo nei rapporti che ha con un animale domestico da compagnia, primi fra tutti cani e gatti ma a seguire possiamo citare senza ombra di dubbio tartarughe, conigli ed altri roditori vari, uccelli di ogni taglia finanche rettili ed altri bizzarri animali.

Il rapporto che si crea con i nostri “cuccioli” è talmente forte da essere assimilabile a quello che abbiamo con i nostri figli. Ci immedesimiamo empaticamente in loro tanto d’esser convinti che quanto noi pensiamo essi pensino, le emozioni che crediamo provino e l’estrema antropomorfizzazione del loro comportamento siano la realtà. Se soffrono o stanno male stiamo in pena per loro e se vediamo qualcuno trattar male un animale reagiamo violentemente, e giustamente, in sua difesa. Tutto questo è quanto definito come empatia.

L’empatia è fondamentale per il comportamento moralmente ed eticamente condivisibile a livello societario perché la regola aurea di qualsiasi comportamento morale implica la necessità di mettersi al posto di un altro per capirlo e non occorrono religione o regole divine per accettarlo perché il comportamento empatico è codificato e le neuroscienza e la biologia sono oggi in grado di tracciare con esattezza quali parti del cervello sono sollecitate e quali ormoni vengono prodotti in associazione ai comportamenti gentili e buoni. Ed è sempre l’empatia, retaggio primitivo e consolidato in ognuno di noi, che ci rende solidali e partecipi alle sofferenze del nostro vicino, che ci commuove di fronte allo stato di singoli o di intere popolazioni, che ci muove e ci spinge a fare donazioni per esempio od a fare volontariato perché abbiamo ereditato l’attitudine a proteggere i membri della nostra stessa specie.

Bontà e gentilezza sono biologicamente codificati e fisiologicamente innati.

Come spiegare allora il male? Le cattive azioni? E come apice massimo le atrocità e gli orrori dei genocidi di intere popolazioni? La ferocia e la crudeltà assolutamente gratuite nei confronti di altri essere umani? Un esempio per tutti le atrocità commesse nei campi di concentramento nazisti già a partire dai primi anni ‘30.

Perché a coloro i quali sono riusciti da esseri umani contro uomini, donne e bambini ad esercitare tanta crudeltà l’indottrinamento sociale e culturale, politico o religioso, è stato tale da convincerli che si agiva contro esseri non-umani. Ed ogni qual volta che invece negli aguzzini emergeva reagendo con violenza il comportamento empatico essi od esse realizzavano che invece si trattava di essere umani. Il comportamento di un predatore nei confronti di una preda può sembrare, per antropomorfismo, crudelmente gratuito ma in realtà è biologicamente normale in quanto parte dell’economia del sistema che vede i primi agire contro specie diverse e per la protezione della loro ed ovviamente vale il contrario quando le prede diventano via via più specializzate nello sfuggire ai predatori in una continua corsa agli armamenti come direbbe Richard Dawkins.

Ogni qual volta un essere umano arriva alla conclusione che altri esseri umani non appartengono alla loro stessa specie scattano i meccanismi che provocano crudeltà, disgusto e paura e che portano al male e soprattutto nei genocidi del secolo appena trascorso –e l’olocausto ebraico è solo quanto numericamente più concentrato nel tempo e nello spazio sia mai successo nell’intera storia dell’umanità- le motivazioni sono quelle che derivano dalla classificazione in subumani o bestie di esseri umani nei confronti di loro simili e non si tratta quindi di applicare il concetto di nemico ma qualcosa che lo trascende.

Indottrinamento è la parola chiave.

Quanto sta accadendo alle società nel corso degli ultimi decenni, dell’ultimo secolo, è frutto della loro trasformazione che le rende via via più liberali, tolleranti e più aperte all’integrazione e comunque si voglia porre la questione indubbiamente migliori di generazione in generazione. Quanto soltanto pochi decenni fa era assolutamente non dico inaccettabile ma addirittura inconcepibile nella stragrande maggioranza delle culture occidentali ed orientali oggi è l’assoluta normalità. Empatia e condivisione delle informazioni.

Il mio ottimismo sulla natura profonda dell’essere umano deriva dalla mia profonda convinzione che tanto più l’umanità saprà lasciarsi alle spalle la religione in qualsiasi forma rendersi laica e svincolata da questa quanto più il miglioramento aumenterà a ritmi esponenziali.

Se siamo quindi condotti biologicamente ad una moralità di origine e tipo non religioso quanto dobbiamo assolutamente contrastare ed evitare è la demonizzazione di altri gruppi di umani che per diversa religione vengono trattati come disuguali; tra le tante altre cose questa è una delle cause prime che provoca un brusco calo del comportamento empatico. Quanto dobbiamo invece fare è aumentare continuamente il diametro del cerchio degli essere umani con cui provare empatia abbattendo qualsiasi forma di barriera che ci divida a cominciare dal tribalismo delle religioni, delle distinzioni di classe ed ideologiche.

La conoscenza scientifica che abbiamo oggi dell’empatia e la memoria di come le cose siano andate tragicamente male nel passato aiuta nell’impresa e la buona notizia è che, volenti o nolenti, lo stiamo già facendo: fino a 200 anni fa era normale ed accettato avere schiavi ed oggi sarebbe considerato barbaro. Anche se pesantemente presente e continuamente serpeggiante per il razzismo è lo stesso. Fino a tutti gli anni ‘70 in moltissime ex colonie inglesi era un’attitudine padronale normale considerare gli indigeni come essere inferiori, nella migliore delle ipotesi come bambini non in grado di far nulla né di badare a sé stessi se non opportunamente guidati (e sfruttati) dai coloni bianchi: oggi questo è inaccettabile ed impensabile.

La nostra attitudine all’empatia con una più società sempre più razionale e tollerante credo ci stia rendendo sempre più morali ed etici di quanto sia mai accaduto prima d’ora.

Ed anche se molte fonti d’informazione e parecchi moralisti affermano che la società stia degradando e precipitando peggiorando di anno in anno a ritmi vorticosi i dati oggettivi dimostrano il contrario.

Molti ricercatori hanno analizzato con cura la messe enorme di dati a disposizione in molti archivi di stato compreso quelli del Dipartimento di Giustizia statunitense e britannico scoprendo che quanto più le società occidentali si allontanano dalla religione quanto più aumenta la civilizzazione.

Negli ultimi 40 anni il numero di stupri è diminuito negli Stati Uniti dell’80% ed il tasso di abusi domestici di varia gravità è calato enormemente sia in Gran Bretagna che negli Stati Uniti e per quanto riguarda il primo il dato sorprende ancora di più visto che contemporaneamente è aumentato moltissimo anche il numero di denunce che seguono il reato che prima era molto più spesso taciuto da parte delle stesse vittime. Calano anche gli abusi sui minori e gli atteggiamenti razzisti, omofobici ed addirittura i reati di maltrattamento degli animali sia in laboratorio che nella quotidianità.

La percezione errata e cioè che le cose stiano andando nella direzione opposta dipendono dal maggior grado di denuncia e diffusione di notizie relative a reati come questi ma soprattutto dall’aumento del grado di interesse, preoccupazione e disapprovazione che l’essere umano prova oggi rispetto al passato; se ognuno di noi ad esempio pensa che ad esempio la pedofilia stia aumentando è solo perché si fa più attenzione ad episodi del genere e si fa di tutto affinché siano denunciati e perseguiti concorrendo indirettamente alla loro riduzione.

Un altro esempio eclatante deriva dalla scomparsa dei conflitti tra paesi sviluppati e non solo. Persino nei paesi emergenti ai quali spesso si pensa come luoghi in perenne conflitto contro qualche altro paese i numeri dimostrano chiaramente che negli ultimi 20 anni la quantità di conflitti e vittime di questi sono collassati dalla fine della guerra fredda con un numero di morti per guerra che ha raggiunto il minimo storico. In un modo di 7 miliardi di abitanti mai come prima d’ora una minoranza muore per guerra.

Se siano etica e morale che migliorano biologicamente svincolate dalle etichette e dalle suddivisioni di stampo per lo più religioso ed ideologico è per me evidente ed altrettanto indiscutibile che c’è qualcosa nelle società dal libero dialogo, arricchite da informazione libera ed aperta e pronte al dibattito razionale che porta prove crescenti che tutto questo ci spinge nella direzione giusta: una direzione radicata nell’essere umano ed indipendente da qualsiasi forma di indottrinamento.

Cinicamente è affermabile che la moralità religiosa applicata alla natura umana rappresenta un metodo efficace per mantenere allineato il genere umano magari con la minaccia dell’inferno o la promessa della vita eterna ma le regole scritte sui santi libri appaiono oggi sempre più obsoleti e spesso eticamente inapplicabili.

La scienza mostra invece che siamo governati da regole nascoste piuttosto logiche che hanno a che fare con ragione ed empatia: a gestire qualsiasi comportamento e gli estremamente complessi ed evoluti sensi umani. Ancora più importante il fatto che si viva in un’epoca governata dalla razionalità che ci consente di guardare indietro nel passato a ciascuno dei periodi in cui l’essere umano ha assunto comportamenti sbagliati permettendoci di evitarli e questo è, sicuramente, un progresso concreto e reale perché stiamo vivendo in un mondo che diventa ogni giorno più civilizzato ed attento alle esigenze altrui con l’opportunità di sviluppare nuova moralità: e questo è quanto di più eccitante possa esserci nell’appartenere al genere umano.

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