sabato 16 novembre 2013

St(r)age degli innocenti

Qualche anno fa ricordo un servizio, di quelli che lì per lì scatenano reazioni al limite del terrorismo ma che altrettanto rapidamente si dimenticano così come una mente sana dimentica i traumi violenti. Come quelli di Report per capirci.

Parlava degli impiegati di (alcuni) call center come de i nuovi schiavi. Non so se nel frattempo le cose siano migliorate o se quel servizio citava provocatoriamente aziende al limite della legalità ma avendo una figlia che ha lavorato dopo la laurea magistrale (sorvoliamo…) per quasi due anni in uno di questi centri posso dire che qualcosa in tasca se lo è messo; e tutto sommato mi sembrava proporzionale alla quantità ed alla qualità del lavoro e con regolare (a risorvoliamo…) co.co.pro. (parliamo di circa 400 € al mese per un impegno di circa 20 ore settimanali distribuite più o meno a suo piacimento in orario base).

Nonostante il vocabolo francese da cui deriva la categoria, francese che sembra sempre ingentilire anche gli insulti, una categoria di schiavi sono gli stagisti.

Sempre grazie alla suddetta figlia od a sua sorella sono a conoscenza di racconti che mi vengono dalla moltitudine di amici ed amiche, spesso dai tempi delle elementari, che le circondano e di cui, per parecchi ed altrettante di loro, conosco personalmente e che, come si dice, ho visto crescere.

Ci sono tantissimi neolaureati ed altrettante sono fanciulle, molti invece dopo il diploma hanno investito in corsi di natura diversissima e parecchi sono finiti nella trappola degli stage.

Cosa occorre per fare uno stage(*)? Fortuna, molto più spesso conoscenze interne, una volontà di ferro nel sapere che si lavorerà in maniera completamente gratuita a parte rare eccezioni di rimborsi spese con cui non ti ci paghi neanche un cappuccino e tanto meno la benzina per il motorino ma, soprattutto, una dose di masochismo e sottomissione della propria dignità di notevole incisività.

Tre casi, tratti dai racconti degli amici delle figlie di cui sopra.

Lei. Dopo aver investito tre anni in un’inutile laurea triennale decide di fare un corso per chef vista la passione per la cucina in genere. Migliaia di euro di investimento in una nota scuola, centinaia di ore di pratica e studio, esami finali ed agognato titolo. Il passo successivo? Che fortuna, grida lei! Mi hanno preso a fare uno stage nel ristorante di un albergo romano parte di una famosissima catena…e ch’ho pure il rimborso spese…(ndr:…se, dell’autobus). La realtà è ben altra. Turni massacranti anche di 18 ore al giorno senza interruzioni e spesso senza mangiare se non piluccando qua e là. Settimane continuative di lavoro senza neanche una mezza giornata di pausa. Soprusi ed abusi al limite della sopportazione umana. Trattata come uno straccio lei che sperava di cimentarsi ai fornelli foss’anche per le uova strapazzate della colazione continentale costretta a scaricare le cassette di frutta e verdura o relegata a rimestare salse a vita. Per fortuna è scappata dopo un mese e mezzo.

Risposta avuta? Vai và…che dietro a te ce la fila di gente che vuole il tuo posto.

Lui. Brillante neo laureato in economia e commercio. Master in revisione dei conti viene preso per uno stage presso una nota multinazionale americana e con un rimborso di ben 120 € a settimana!!! Che culo eh? L’orario di lavoro passa immediatamente dalle 40 ore settimanali a circa 50 perché nelle prime dovrebbe fare quanto previsto dallo stage ma in realtà fa tutt’altro e nelle altre gli viene gentilmente chiesto di fermarsi a fare quanto gli impiegati regolari evitano e mollano a questo malcapitato. In due mesi che è stato lì dentro soltanto uno si è veramente mostrato un vero e proprio tutor che ha cercato di insegnargli qualcosa. Se n’è andato mandando aff… un capoccetta che di rimando lo ha pure minacciato di fargli terra bruciata intorno.

Lei. Questa è relativa ad un ente pubblico legato ad un certo ministero che non sto a citare. Dopo tre settimane di fotocopie, trasporto documenti da una stanza all’altra per interminabili corridoi (ai tempi della posta elettronica!), rapidissime pause pranzo (per lei e non per gli impiegati) spesso fatte di snack e bibita alla macchinetta si è puntualmente arrivati al beh…se tu, insomma…dipende da te, mi capisci?… delle porche avances di un tirapiedi di qualche non ben identificato deputatucolo…

Il guaio in tutto questo? E’ che nessuno di questi tre malcapitati vuole farne pubblica denuncia perché non serve a niente, tanto andato via io c’era subito un altro e via così continuando a farsi del male.

La mia anche non lo è. Ma glielo devo.

Nota doverosa: tutto ciò nel più profondo rispetto di chi al mondo è tuttora davvero schiavo come i minatori delle miniere di preziosi dell’Africa meridionale, i detenuti politici dei campi di rieducazione della Cina, i raccoglitori di pomodori delle campagne del meridione d’Italia e tanti altri ancora.

(*) Mi riferisco qui alla stragrande maggioranza degli enti, anche pubblici, o delle aziende private che esercitano questi soprusi pur sapendo che qualche onorabile eccezione esiste.

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