sabato 13 giugno 2015

Scienza e civiltà–ed una carezza ad Enrico Berlinguer

 

hqdefaultDi fronte alle magliette con le “ruspe” di Salvini, e più in generale alle sue esternazioni, non so se far prevalere in me il senso di nausea o quello sarcastico che lo vorrebbe relegato nella zona in cui metto i mentecatti.

 

 

Ma poi mi soffermo a pensare sulla totale irrazionalità delle affermazioni di quel genere e ripenso alle parole di Enrico Berlinguer,  del quale giusto l’altro ieri si commemoravano i 31 anni dalla scomparsa prematura. Berlinguer invitava tutti a fare politica, senza distinzioni di sorta, ad esercitare sempre e comunque il proprio diritto di critica, di ragionamento, di uso delle proprie facoltà.
Scriveva Berlinguer dal carcere di Sassari, a soli 22 anni, dove fu rinchiuso per 100 giorni per aver preso parte ad una protesta contro il carovita:

«(…) Mi accade spesso di incontrare questi strani individui che sogliono ugualmente autodefinirsi apolitici, ma finora sono fortunatamente rimasto immune da questa nuova elegante moda neofascista. Perché in fondo, questo terrore della politica, che è, non lo si dimentichi, quella parte essenziale dell’attività dell’uomo che concerne i rapporti sociali con i propri simili, è un fenomeno tipicamente fascista. Del fascismo post 25 luglio, ben s’intende. Perché prima la politica, i fascisti, la facevano e in un modo così originale e delicato che non la lasciavano fare agli altri. Secondo queste persone, dove si parla di politica, non c’è pace per l’uomo. E uomo è qui uguale al fascista e alla sua coscienza. In altre parole: o politica fascista che chiude la bocca agli altri, o niente politica che ugualmente chiude la bocca agli altri. (…) In questo senso tutti possiamo dirci liberali, inteso il liberalismo non nel significato politico o economico, ma in quel più vasto significato umanistico che vuole che a tutte le facoltà dell’uomo sia dato libero sviluppo.»

A tutte le facoltà dell’uomo sia dato libero sviluppo.

E mi viene proprio in mente adesso Karl Popper che distingueva le società essenzialmente in due categorie: «società aperta», ovvero una società nella quale è possibile l’esercizio della critica e «società chiusa», dove questo non è possibile. Esercizio della critica che deve consentire alcune idee ne soppiantino altre con queste ultime che dovranno scomparire perché razionalmente si è dimostrato la loro inapplicabilità, la loro irrazionalità, la loro inutilità. Far scomparire le idee con l’esercizio della critica e non far scomparire gli uomini che le sostengono, sia chiaro, e sempre per dirla con Popper «Il metodo critico o razionale consiste nel far morire al nostro posto le nostre ipotesi» e, parafrasando Winston Churchill quando il suo partito perse le elezioni per la prima volta disse alla moglie che era contento perché si era battuto tutta la vita per consentire ad altri di imporre democraticamente altre idee alle sue.

L’atteggiamento riportato da Popper è la base stessa del metodo scientifico, della scienza moderna, che ancora una volta si dimostra non solo essere il più efficace metodo per accrescere la nostra conoscenza ma anche un contenitore di valori che personalmente vorrei continuamente vedere applicati anche in altre aree della vita civile. Se c’è un settore dove prevalgono sempre onestà e moralità è proprio quello della ricerca scientifica proprio perché, è sempre Popper a dirlo, la scienza non è un insieme di predicati verificabili ma è al massimo un insieme di teorie complesse che possono essere, al più, falsificate globalmente. Ogni scienziato sa che ogni teoria ha come limite di validità il momento in cui il confronto con la realtà dovesse fornire elementi per ritenerla non più valida ed è la teoria stessa che offre gli strumenti di verifica, di falsificabilità. Più onesto di chi, innocente, offre ai propri accusatori gli strumenti atti a cercare di dimostrarne la colpevolezza, chi altri?

Il fatto che le teorie scientifiche sono, anzi, devono essere criticabili, espresse con chiarezza ed indicanti in anticipo quali fatti potrebbero «falsificarle» è una lezione per la democrazia, per la politica perché la politica democratica non è, contrariamente a quanto si pensi, il governo del popolo (alla faccia dell’etimologia), o della maggioranza, ma deve semplicemente essere la possibilità di eliminare idee sbagliate od un cattivo governo senza spargimenti di sangue, senza eliminare le persone che le sostengono.

Da questo punto di vista le persone come Salvini rappresentano, a mio giudizio, il fascismo mascherato da volontà popolare, la prevaricazione di idee irrazionali ed inapplicabile su elementi logici; persone che senza contraddittorio di sorta, senza conoscere i termini della questione, vorrebbero chiudere la bocca ad ogni forma di politica che non sia la loro salvo poi, una volta consolidati, far di tutto affinché non si parli più di politica, come nel periodo fascista precedente al 25 luglio 1943. L’idea stessa che una ruspa trasmette è quella di demolizione e quindi violenza, anche se solo concettuale ma pur sempre violenza.

Ma allora, alla luce delle così tante adesioni che partiti come la Lega e movimenti estremisti come Casapound, come conciliare il potere del voto come strumento di falsificabilità dell’idea politica?

Ebbene, questi, secondo me, sono gli effetti collaterali della democrazia e del suffragio universale che conviene comunque accettare. A differenza del mondo scientifico nel mondo reale, nelle società, aperte o chiuse chi siano, a prevalere è l’irrazionalità.

Sappiamo infatti cosa accade quando l’irrazionalità si arroga il diritto di pontificare in ambito scientifico.

Nei lontani anni del comunismo duro e puro di sovietica matrice e fino a tutti gli anni ‘70 in Unione Sovietica era scienza soltanto quanto dichiarato o scoperto dai possessori della tessera di partito mentre gli altri o erano rapiti e costretti comunque a lavorare per lo stato, ma in segreto, o finivano come si diceva e faceva allora in Siberia ed infine i più fortunati riuscivano a passare oltre cortina e costretti all’esilio.

Questo oltre ad aver portato ritardi o clamorosi errori, a volte catastrofici, nei cosiddetti piani pluriennali questa cosa evidenzia, come se già non fosse palese di suo, che la scienza è una e non esiste scienza ufficiale distinta da qualcosa non ufficiale.

Ed ancora una volta emergono forti ed insormontabili i motivi di inapplicabilità del metodo scientifico alla vita civile.

La maggioranza irrazionale è troppa ed imbattibile e come dice l’adagio, è inutile cercare di discutere con un idiota, per farlo dovresti abbassarti al suo livello e saresti battuto per inesperienza

Nessun commento:

Posta un commento

L'Amministratore del blog rimuoverà a suo insindacabile giudizio ogni commento ritenuto inadeguato od inappropriato.