domenica 18 gennaio 2015

Etiopia 1935. Anche l’Italia ebbe le sue jihad

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Il motto recita "à la guerre comme à la guerre” ma la storia non lo chiarisce quasi mai.


A volte ci si sorprende di come le stesse entità, che siano persone o popoli o semplicemente idee, possano diventare ora nemici ora amici per l'una o per l'altra parte. In tempi recenti si pensi al ruolo ondivago dell'Egitto e dei suoi governi, a Saddam Hussein dapprima finanziato dagli USA contro il comune nemico Iran e poi abbandonato per difendere l'interesse iracheno e, recente, al ruolo della Siria di Hassad passata da nemico giurato dell’occidente ed alleato di Mosca a collaborante nelle azioni contro il neonato califfato fondamentalista.
Ma la storia è piena di questi cambi di prospettiva, spesso utilizzati con ferocia, e soltanto l’ingenuo si sorprende.

Nella sanguinosa ed efferata guerra, o meglio strage, genocidio, contro l'Etiopia condotta a partire dal 1935 dagli italiani arrivò il momento in cui a Mussolini, responsabile primo ed ideatore della maggioranza della azioni (eseguite dai fedelissimi e ferocissimi Graziani e Badoglio), interessava non tanto vincere la guerra quanto sterminare gli avversari accanendosi contro le popolazioni inermi e consentendo che venissero massacrate con l'iprite, e con esse il bestiame, i raccolti, i fiumi, i laghi. Fino al punto di ordinare di non rispettare nemmeno i contrassegni della Croce Rossa (furono distrutte 17 installazioni mediche).

Ma, e ancora solo agli ingenui sembra paradossale, consentiva che si lanciassero contro l'Etiopia cristiano-copta i libici musulmani della divisione Libia, al comando del generale Gugliemo Nasi. Con l'invio sul fronte meridionale di queste truppe libiche, per la totalità di religione islamica, contro un avversario in gran parte di fede cristiana, il regime fascista commetteva un nuovo e gravissimo crimine consentendo ai libici, con estrema perfidia, di vendicarsi per le violenze subite per vent’anni dalle loro famiglie ad opera dei battaglioni amhara-eritrei.

La divisione Libia non faceva prigionieri, molto pochi soltanto quando il generale Nasi, forse più umano di Graziani, offriva 100 lire per ogni prigioniero; ma era troppo tardi per fermare un odio religioso, sul quale prima, irresponsabilmente ma volutamente, si era fatto preciso assegnamento. La mattanza, anche dei prigionieri, continuava, anche a guerra finita.

Lo stesso Nasi, nei suoi memoriali, tenta di attribuire addebiti agli ascari libici (*) colpe gravissime che sono invece degli italiani, i quali sfruttarono sempre ed in maniera sistematica gli odi etnici e religiosi delle popolazioni soggette.

E questi addebiti sorprendono ancora di più perché lo stesso Nasi, prima di comandare la divisione Libia, interamente musulmana, contro i patrioti etiopi cristiano-copti ebbe la ventura, poco tempo prima, di condurre all’assalto in Libia i battaglioni amhara-eritrei di fede cristiana contro i mujaheddin musulmani!

E infine, nonostante la premeditazione, la ricerca quasi scientifica del metodo migliore per sterminare e ridurre al nulla il nemico anche se già battuto, un grado elevato dell’esercito come Nasi non teme di affermare: «La storia coloniale di tutti i paesi è purtroppo una storia di orrori. Ma dobbiamo riconoscere che la storia coloniale italiana è quella che di gran lunga ne annovera meno.»

Che faccia di culo! Ma non era colpa sua, è nel DNA nostrano. Ancora una volta, anche nelle riflessioni di un generale dell’esercito, affiora il mito dell’italiano diverso, più tollerante, più generoso. Ancora una volta l’italiano era posto, nella graduatoria dei popoli, in una posizione privilegiata, protetta. Ancora una volta scattava, naturale, spontanea, la solita e sconsiderata autoassoluzione tipica del falso mito italiani brava gente!
Proprio così come, e solo per noi, la nostra cucina, la nostra moda, le nostre automobili, le nostre donne e le nostre mamme sono le migliori del mondo…

Balle!

(*) questi non vanno confusi con gli ascari eritrei operanti al fianco di truppe italiane fin dal 1887 come reparto coloniale proveniente dall’Eritrea, come i citati amhara.

giovedì 8 gennaio 2015

Andy Luotto e l’arabo

I più giovani non lo ricorderanno ma sono qui anche per questo.

Andy Luotto–L’arabo

Correva l'anno 1985 e nelle mitiche trasmissioni di "Quelli della notte",  e che ci mandavano al lavoro ogni giorno con molto sonno arretrato, Andy Luotto, uno dei partecipanti, inventò questo divertente personaggio.

Erano tempi decisamente non sospetti anche se proprio all’inizio degli anni ‘80 aveva iniziato di nuovo ad inasprirsi l’eterno conflitto arabo-israeliano sfociato con la guerra fratricida in Libano ed uno dei primi interventi di truppe ONU in teatri internazionali, comprese le nostre.

Eppure già allora e dopo qualche apparizione l'attore fu minacciato e se non ricordo male anche percosso da un paio di energumeni che lo attesero sotto casa: le sue apparizioni furono interrotte su decisione comune da parte di Arbore e della redazione del programma.

E ciò perché si prendeva in giro bonariamente il mondo arabo non più di quanto qualche decennio prima aveva fatto Totò. Tutto qui. Mai una parola di troppo e tanto meno mai un accenno a qualcosa che avesse a che fare con l’islamismo ed il Corano. Già questo religioso rispetto a me dà personalmente fastidio perché non capisco perché si possa parlare e discutere di qualsiasi cosa ma se si tratta di temi di fede ci si debba astenere dal confronto, figuriamoci dallo sfottò.

Da ragazzino durante il periodo della cosiddetta austerity, non molti anni prima di Arbore e soci, quando si girava la domenica a targhe alterne per mancanza di petrolio, per un paio d’anni a Carnevale mi mascherai da arabo e giravo per Roma con gli amici con una lattina di olio vuota a cui avevo aggiunto un "petr" davanti per sfottere un po’ di qua ed un po’ di là e scimmiottando tanti allà-accà offrivo questo petrolio d’oliva ai pochi automobilisti. Oggi non potrei farlo neanche a Carnevale non tanto per l’età o perché abbiamo scoperto ricchi giacimenti nazionali quanto perché rischierei d’essere quanto meno picchiato da qualche ortodosso.

Se non sbaglio nel 2012 in Somalia fu assassinato un umorista conosciutissimo e molto amato in quel paese. Si prendeva gioco quasi quotidianamente delle milizie armate utilizzando principalmente la parodia con la quale attaccava i terroristi di non so più quale gruppo.

Gli umoristi nel mondo islamico esistono come sono sempre esistiti ovunque nel tempo e nello spazio e talora possono prendere di mira il regime, come avveniva in molti paesi del Maghreb, oppure i fedeli e le loro pratiche. Io stesso ho conosciuto parecchi musulmani in Bosnia che pur essendo parecchio annacquati da decenni di Tito ed il suo comunismo raccontavano barzellette su argomenti vari, compresa la bigotteria dei loro vecchi ma mai ne ho sentita una che riguardasse le scritture o, apriti cielo, Allah in persona.

Ciò nonostante non accade MAI che il loro bersaglio diventi il Corano ed il suo profeta.

E’ rarissima la critica del dogma musulmano figuriamoci la satira o persino un po’ di ironia.

Le tematiche "religiosamente scorrette" si trovano  quasi esclusivamente nelle performance dei musulmani europei, prevalentemente francesi e inglesi di seconda o terza generazione come minimo.

E non è la prima volta che far ridere prendendo in giro qualcuno nel mondo musulmano in Africa od in Medioriente fa spesso delle vittime. Anche se spesso ad provocare assassinii è la satira diretta contro la politica questi sono solo una parte di quelli che si sono avuti e, tristemente si avranno ancora, a causa di ciò che ritengono offensivo per motivi religiosi.

E nonostante la presenza di movimenti ortodossi le altre religioni occidentali strettamente imparentate con l’Islam per ciò che concerne miti, tradizioni e fonti “storiche”, ovvero cristianesimo ed ebraismo, hanno, almeno questo, superato il momento oscurantista che impediva a chiunque di scherzar coi santi e che ha generato fenomeni secolari quali l’Inquisizione o le radiazioni dalle comunità quali quella subita da Spinoza nella moderna, per l’epoca, Amsterdam del XVI secolo. L’Illuminismo ci ha salvato e troppo tempo dovrà ancora passare affinché i paesi musulmani si affranchino laicamente da queste tragedie che si chiamano religioni. Loro sono ancora al Medioevo e con tutto il rispetto per i fermenti culturali grandissimi che hanno animato persino quello Alto qui da noi!

Neanche gli imperatori romani più feroci osavano eliminare le critiche mosse loro eliminando gli autori satirici di allora, tanto che i loro testi sono giunti terribilmente freschi e moderni, fino a noi.

Posso cercare di capire, vorrei capire e sono pronto a farlo come ha scritto il mio amico Jestercap72 proprio oggi; posso arrivare a comprendere che se cresci in un campo profughi in Palestina e ti venga promessa vita eterna e vergini se morirai da martire sei disposto a fare stragi come quella di ieri a Parigi ma sono molto poco disposto a dialogare con chi ostenta, e non per tradizione e cultura od anche solo esteticamente, posizioni ortodosse e certamente intransigenti. E mai capirò o cercherò di capire chi spara ai poeti.

E concluderò dicendo che ancora una volta la radice prima di questi episodi è la religione.

Immaginiamo, con John Lennon, un mondo senza religione. Immaginiamo un mondo senza attentatori suicidi, senza 11 settembre o 7 gennaio, senza crociate, cacce alle streghe, spartizioni dell’India, guerre israelo-palestinesi, massacri serbo-croati-musulmani, persecuzioni di ebrei «deicidi», conflitti fratricidi come in Irlanda del Nord, telepredicatori impomatati che spillano soldi agli allocchi. Immaginiamo un mondo senza neocatecumeni o testimoni di Geova, senza talebani che distruggono statue millenarie, che decapitano «bestemmiatori» o che fustigano donne ree di aver mostrato un centimetro di pelle. E immaginiamo un mondo dove il testo della canzone di John Lennon non venga censurato, come a volte accade negli USA, proprio laddove dice «and no religion too».

Si può ridere di tutto. Era il credo delle vittime di “Charlie Hebdo”. Ed anche se da ieri non mi va per niente di riderci dedico loro questo mio contributo.

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