giovedì 25 agosto 2016

Un terremoto italiano

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Duo genera sunt, ut Posidonio placet, quibus movetur terra. Utrique nomen est proprium: altera succussio est, cum terra quatitur et sursum ac deorsum movetur, altera inclinatio, qua in latera nutat alternis navigii more. Ego et tertium illud existimo quod nostro vocabulo signatum est; non enim sine causa tremorem terrae dixere maiores, qui utrique dissimilis est; nam nec succutiuntur tunc omnia nec inclinantur sed vibrantur, res minime in eius modi casu noxia; sicut longe perniciosior est inclinatio concussione: nam nisi celeriter ex altera parte properabit motus qui inclinata restituat, ruina necessario sequitur (Seneca, Naturales quaestiones Qui la traduzione)

Tre erano i tipi di terremoto secondo Seneca. Ne aggiungo un quarto: il terremoto italiano.

Ancora una volta mi trovo a scrivere su queste pagine di terremoti e delle loro conseguenze, ma soprattutto delle conseguenze dell’inettitudine umana, unico elemento prevedibile in tutto questo o quanto meno misurabile. Come è possibile tollerare oltre questo terribile deja vu di chiacchiere e promesse? Com’è possibile definire moderno un paese che si straccia le vesti piangente e che si consola dietro la grande umanità, la enorme solidarietà, l’unità dimostrata nel momento del bisogno?

Si dice, ed è molto probabilmente vero, che l’Italia abbia la migliore Protezione Civile del mondo, che sia stata inventata qui, all’indomani del devastante terremoto friulano del 1976: in un paese civile che si rispetti la Protezione Civile dovrebbe passare la maggior parte del tempo a girarsi i pollici perché in un paese civile tutto dovrebbe essere demandato alla prevenzione. Ma nonostante la prevenzione sia suo mandato fondamentale accade invece che quella dai danni causati da eventi naturali -frane, terremoti, inondazioni ed eruzioni vulcaniche- si rivela ahimé, ad ogni loro verificarsi, pressoché inesistente.

91987691Un terremoto da solo non uccide, ciò che uccide sono i manufatti umani, le abitazioni inadatte a dare a chi le occupa quanto meno il tempo e la possibilità di uscire di casa soprattutto se si rapporta all’intensità di quest’ultimo evento.

Il terremoto di suo è un evento naturale e la cosa si ferma qui: non esiste la catastrofe naturale del tutto indifferente alla nostra presenza, esiste solo la nostra incapacità di convivere in un territorio geologicamente giovane e proprio per questo ad altissimo rischio. Dobbiamo quindi assumercene la responsabilità, una responsabilità che finora non è stata presa da nessuno e che viene riciclata periodicamente (statisticamente l’Italia subisce un terremoto distruttivo ogni 5 anni) parlandone per qualche mese, reiterando la solita sequela di polemiche sterili e che ben presto viene dimenticata con la labilità della memoria umana che tende a rimuovere i traumi rapidamente, spesso anche da parte delle vittime stesse che quando non abbandonano il territorio si affidano ad un macabro fatalismo.

I geologi, categoria di professionisti che appare dal nulla ad ogni catastrofe del genere, lo ricordano sempre. Purtroppo sempre dopo visto che nei periodi di intervallo restano inascoltati o peggio, loro stessi tacciono crogiolandosi nel benessere momentaneo della quotidianità.

Il terremoto che ha colpito la zona appenninica tra i Monti della Laga ed i Sibillini è un tipico terremoto italiano: avviene in una zona rurale, marginale e tra collina e montagna, dove si è costruito, anche in tempi recenti, male e senza progettazione antisismica moderna, dove spesso si sono usati materiali di risulta, dove non si è posta mano né al risanamento né alla ristrutturazione e poi, quando il terremoto arriva, ed arriva , tutti cascano dal pero sbalorditi come se il terremoto fosse una fatalità inevitabile.

Italy QuakeCentri abitati con numero di residenti invernali diversi ordini di grandezza inferiori a quelli estivi, con piccole frazioni di qualche decina di abitanti e paesi da uno a poche migliaia di abitanti. Dove molte vecchie case destinate alla villeggiatura estiva, laddove non ereditate da genitori o nonni, sono state comprate a prezzo di realizzo, e ristrutturate negli interni, con nuovi impianti di riscaldamento, bagni ed infissi alla moda ma senza la cura minima per l’aspetto strutturale antisismico, con nemmeno una verifica di tetti, solai, scale e vie di uscita. Negli anni vecchie stalle ristrutturate come appartamenti, strutture turistiche di tipo bed & breakfast ed agriturismi sorti dal nulla ogni poche centinaia di metri, migliaia di euro spesi per fare una piscina e neanche uno per ancorare un solaio ma che dico, per ancorare a muro un armadio che ti crolla sul letto alla prima scossa intrappolandoti!

Ed a questo si aggiunge quella sorta di fatalismo ignorante che fa dimenticare di vivere in un territorio classificato ad elevato rischio sismico, il massimo.

Sono zone sismiche, come tantissime altre in Italia, non definibili tali da qualche secolo, ma fin dai tempi di Cicerone e Tacito le cronache di raccontano di episodi sismici importanti, tali da essere annotati anche allora: stiamo parlando quindi di una delle zone più tipicamente sismiche dell’Appennino e chi, come me, ha studiato geologia, sa bene che da quelle parti esistono linee tettoniche note a livello mondiale e che coincidono con i piani di scivolamento e stiramento di una parte dell’Appennino centro meridionale rispetto a quella nord-orientale. Rimando al blog di Aldo Piombino per gli approfondimenti.

Ma se anche un ospedale, come quelli di Amatrice e di Amandola, e come già successo all’Aquila, una caserma dei Carabinieri, una prefettura, non reggono ad una scossa sismica del genere, mi convinco che la modernità ostentata dal mio paese sia solo apparenza e che in realtà vivo in un paese rimasto al medioevo degli scongiuri e delle processioni. Scosse queste ultime tutto sommato non così forti come si potrebbe pensare a giudicare dalla distruzione che ha seminato. E un albergo che si sbriciola come un biscotto, una scuola che poteva essere piena di bambini o di ragazzi e che si scopre persino andata soggetta a ristrutturazione e di recentissima inaugurazione (Amatrice, 2012)!

E’ stato un terremoto che da punto di vista energetico, rispetto a quello de L’Aquila del 2009, molto meno intenso: ricordando che la magnitudo Richter esprime un valore su scala logaritmica, nel passare dal 6.9 de L’Aquila al 6.0 di Accumoli, la differenza non è solo quello 0,9, ovvero quasi 1 punto, ma in termini di potenza significa decine di volte meno distruttivo ma che però ha prodotto un danno che a vederlo sembra più grave di quello subito da L’Aquila stessa, se si basasse l’analisi sul numero di vittime considerando la maggior densità abitativa della cittadina abruzzese.

Un terremoto del genere, in paesi dove prevenzione antisismica e costruzione adeguata sono all’ordine del giorno come Giappone o California, avrebbe provocato al massimo un gran polverone con successiva spazzolata via, da noi invece contiamo i morti.

Come è possibile che si possa continuare a tollerare e sopportare questa oscenità? Si dice che in questi momenti, quando ancora potrebbero esserci persone sopravvissute da tirare fuori dalle macerie, le polemiche debbano esser messe da parte. E invece secondo me è proprio questo il momento di fare polemica con chi e contro chi non ascolta i moniti, gli avvisi, le raccomandazioni ma soprattutto nei confronti di chi continua a crogiolarsi nell'ignavia e nella presunzione e molto di più contro chi non è stato in grado, in oltre settant'anni di Repubblica, di far valere le posizioni che potrebbero salvare vite.

Quante volte è stato detto che cose del genere non si dovevano ripetere più? E quante volte invece ci siamo trovati davanti alla replica dei medesimi episodi con le medesime parole nelle orecchie? Ancora una volta ad estrarre sopravvissuti e morti da sotto le macerie, a diffondere immagini strazianti di chi ha perso tutto in qualche decina di secondi. Evidentemente chi sta sul territorio non fa quel che deve fare, come minimo mettere sotto controllo le strutture pubbliche più importanti e chiedersi se reggeranno o meno ad un terremoto; anche i cittadini dovrebbero essere indotti, magari con sgravi fiscali se non obbligati per legge, a ristrutturare in maniera antisismica le loro abitazioni.

Ad ogni terremoto così tipicamente italiano, nella sua tragicità e nei suoi effetti, vediamo sempre i medesimi effetti sulle abitazioni: pareti con crepe incrociate ad x da cui non si scampa, una struttura così lesionata è condannata. Solai staccati dalle pareti che crollano uno sull’altro in un tragico effetto quando sarebbero bastate chiavi di ferro infilate nel muro ad evitarlo.

Ricordiamo che molti centri dell’Appennino ristrutturati di recente a seguito di terremoti precedenti, e persino in epoca medievale reggono egregiamente ai terremoti perché fatti bene! Non è necessario il cemento armato, si può fare anche con la muratura e Santo Stefano di Sessanio (AQ) ne è un esempio che ha retto benissimo al terremoto del 2009 e Cerreto Sannita (BN) regge a qualsiasi terremoto da oltre 400 anni. Ed attualissimo il caso di Norcia che è stata epicentro di una delle scosse maggiori ma che ha saputo trarre insegnamenti importanti dai terremoti precedenti, soprattutto da quello del 1979.

Si possono fare bene queste cose risparmiando vite e denaro sapendo inoltre che in Italia finora si è speso molto di più a riparare i danni dei terremoti di quanto sarebbe stato necessario per prevenirli.

Ed è un terremoto italiano soprattutto perché uccide e distrugge quando altrove non avrebbe avuto i medesimi effetti.

E’ paradossale ma proprio quando sembra che le forze dell’ordine stiano lavorando bene ad evitarci un attentato terroristico, questo sì davvero imprevedibile come un terremoto e altrettanto impreventivabile, ce ne stiamo inerti in attesa di questi suicidi di massa periodici. O dovrei dire omicidi?

Arrivederci tra un quinquennio.

sabato 23 aprile 2016

E penso a Socrate e Critone

Le amministrative prossime venture. 150.000 candidati. Un'enormità.

Chi controlla i profili dei candidati dal punto di vista etico?

E già, perché non basta essere immacolati dal punto di vista giudiziario, non basta non essere pregiudicati o non aver mai ricevuto un avviso di garanzia, che poi appunto è garanzia e non giudizio.

E senza considerare il fatto che nelle migliaia di comuni dove si andrà a votare ci sono liste che contengono nomi di persone passate al vaglio della giustizia in passato se non in giudicato ci sono anche situazioni dove in congiurati di un precedente ammutinamento sono ora in lista col neo candidato e con l’approvazione del medesimo partito, di allora e di oggi (il riferimento a Marino e Giachetti è del tutto voluto).

Non basta essere immacolati per la legge ma il profilo etico viene prima ancora e solo i partiti possono e dovrebbero, meglio devono, esprimere un giudizio!

No. Non basta. Perché un politico potrebbe comunque puzzare dalla testa perché ha condotto, conduce e condurrà una politica clientelare, favorendo come si dice amici e parenti, i soliti noti intessendo una rete di rapporti di favori reciproci. Perché un politico, pur con candida fedina penale potrebbe essere una testa di legno al soldo o sotto ricatto di organizzazioni criminali, e non solo il meridione ne abbonda, male endemico secolare, ma mafia, camorra e compagni stanno ormai da decenni monopolizzando il nord: Brescello docet, già, proprio il paese delle avventure di Guareschi e dei suoi personaggi da favoletta post bellica.

Non basta perché esiste una cosa che chiamano traffico di influenze e non di tipo biologico ma pur sempre virali, sul filo della liceità e quelle illecite perseguite dalla legge. Comportamenti corruttivi subdoli, ricattucci, reti di conoscenze ed appunto influenze che sono condotte o conducono il politico in oggetto a operare illegalmente od indurre a farlo per interesse privato.

E non parliamo del male antico del voto di scambio, delle assunzioni e dei sussidi facili e delle conventicole onnipresenti.

Esistono ancora partiti che possano farlo? Esistono ancora partiti? Ripenso alle interminabili discussioni che partivano dalle piccole sezioni di partito delle periferie e si allargavano salendo fino alla direzione per nome dei segretari, e ciò valeva per tutti, sicuramente troppi, i partiti di allora.

E con questi odierni partiti come potrebbe essere possibile questa azione di filtro?

E infatti non lo è.

Che c’entra Critone? Beh, chi ha fatto il liceo dovrebbe ricordarsi almeno i tratti di quest’opera di Platone.

Socrate è condannato a morte, ingiustamente, e lo sapeva lui e lo sappiamo noi, e sta lì in carcere che aspetta la cicuta quando Critone, un suo discepolo, lo va a trovare e gli dice che è tutto pronto per farlo evadere ma, nonostante quest’ultimo usi tutti gli argomenti possibili, Socrate non molla. Non fuggirà.

Perché il filosofo, accettando di vivere ad Atene e di goderne di tutti i diritti di suo cittadino, ne ha accettato anche le leggi, e se osasse negarle solo perché ad un certo punto agiscono contro di lui disconoscendole, contribuirebbe a deleggitimarle e pertanto a distruggerle.

Non si può approfittare e godere della Legge e dell’opera dei magistrati sino a che lavora a nostro favore e rifiutarla quando decide qualcosa che non ci piace perché con le leggi si è stretto un patto e non è che questo possa essere infranto a nostro piacere.

E questa cosa a me ricorda in primo luogo Berlusconi che, tanto per fare un esempio, lodava i magistrati quando chiedevano al Brasile l’estradizione di Battisti e si imbestialiva dando della pazza e comunista alla Boccassini perché voleva portarlo, per cominciare, in tribunale per il caso Ruby (e sappiamo com’è finita…). Ed è stato proprio lui a dare il la ad una generazione di politici che…puzzano dalla testa, anche se incensurati.

E faccio notare che Socrate non era uomo di governo. Se lo fosse stato avrebbe accettando di evadere avrebbe mandato a dire ai posteri molto di più. Se avesse ritenuto legittimo disattendere le leggi che non gli piacevano allora non avrebbe più potuto pretendere che gli altri obbedissero a quelle che non piacevano loro, e pretendere che non attraversassero col rosso, non pagassero le tasse, non svaligiassero le banche o, citazione casuale (…) non abusassero di minorenni od organizzassero festini con altri uomini di governo e di potere per ingraziarsene i favori…

Ovvio che Socrate non le ha dette queste cose ma il senso del suo messaggio rimane quello che è: scolpito nella pietra, sublime, alto, duro come un macigno.

E ciò detto continuerò a pensare come e chi votare ma soprattutto se…